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sabato 29 ottobre 2022

Universalismo cristiano - una professione di fede

Questo non è Buddha, ma Gesù ritratto da un'artista cinese.


Fino ad ora ho cercato di non esporre pubblicamente la mia visione  del mondo, perché non verrei creare l'ennesimo "sistema di pensiero", un'ideologia se preferite. In genere la vita è talmente mutevole e complessa da rompere tutti i sistemi in cui cerchiamo di imbrigliarla. Per giunta quando due persone che seguono due ideologie contrarie si incontrano, finisce per scoppiare una guerra, seppure non sempre combattuta con le armi.
Mi veniva però sempre più difficile parlare di spiritualità in astratto, senza una vera e propria visione d'insieme. Ho deciso quindi di spiegare la mia fede in dodici punti, specificando però che si tratta solo di opinioni personali e non di dogmi.

  1. Gesù di Nazareth non è solo uno fra i tanti maestri, me è Dio incarnato.
  2.  Allo stesso tempo esistono anche i santi e le sante sia all'interno delle comunità cristiane organizzate (Macario l'Egiziano, Isacco il Siro, Francesco d'Assisi, Caterina da Siena, Teresa d'Avila, ecc.) sia al di fuori di esse (es. Confucio, Buddha, il profeta Maometto, il rabbino Maimonide, il guru Nanak Dev e tanti altri).
  3. Ma chi è un santo? E' colui che accoglie in sé lo Spirito Santo. 
  4. E chi o cosa è lo Spirito Santo? E' quella parte di Dio che Egli dona a noi, suoi figli, già in questa vita. Tutti possiamo essere santificati e, in un certo senso, "divinizzati" dallo Spirito, come è avvenuto ai grandi maestri spirituali, se siamo disposti ad accettarLo in noi.
  5. I santi, a differenza di Gesù, non sono infallibili. Bisogna prendere con il beneficio del dubbio molte cose che dicono e fanno, sebbene in genere mettersi sulle loro orme sia sempre positivo.
  6. Tutte le grandi religioni e tradizioni spirituali possono condurre a Dio, ma nessuna possiede tutta la Verità su di Lui, poiché la Sua natura più intima non può essere ingabbiata in idee e concetti umani.
  7. Nessuno deve essere forzato a seguire una certa religione o un certo cammino piuttosto che un altro, poiché "le vie del Signore sono infinite" e forse quello che è bene per una persona può essere male per un'altra.
  8. La Bibbia, il Corano, i Veda, l'Adi Granth e qualunque altro testo sacro possono essere d'ispirazione per il cammino spirituale, a due condizioni: a) che li si legga in rapporto alla cultura dell'epoca storica e della regione geografica in cui sono stati scritti; b) che non ci si fermi al senso letterale, come fanno i fondamentalisti, ma se ne cerchi i significato profondo. 
  9.  Si deve sempre distinguere tra tradizione e tradizionalismo. La tradizione è qualcosa di più mutevole di quanto non si creda, infatti ogni religione e filosofia conosce una sua propria evoluzione. Per questo motivo è sbagliato rifiutare a priori ogni possibile riforma o cambiamento.
  10. Non si deve demonizzare né il nostro corpo né il mondo materiale. Essi sono doni di Dio, che possono condurci ad una comunione con Lui, a patto che li trattiamo con rispetto, senza abusarne.
  11. La partecipazione ai riti, lo studio della teologia, l'ascesi e la meditazione sono tutti importanti, purché siano accompagnati dalla misericordia verso il prossimo. Senza compassione nessuno può incontrare Dio.
  12. Non serve più al giorno d'oggi fondare nuove religioni o nuove Chiese cristiane, caso mai bisognerebbe costruire nuove comunità, poiché l'essere umano moderno, specialmente in Occidente, è malato di individualismo.




martedì 11 ottobre 2022

Meditazione focalizzata teistica (1): Introduzione




Chiedo scusa a tutti se non sono un sacerdote né un monaco, un rabbino o un imam.  Vi prego quindi umilmente di prendere le cose che scrivo con il beneficio del dubbio: non sono dogmi o rivelazioni avute da esseri soprannaturali, ma sole mie opinioni personali e, quindi, assolutamente contestabili.
Sono cristiano, ma riconosco un'ispirazione divina in tutte le religioni, per cui accetto di mettere da parte la mia visione del mondo per rivolgermi ai seguaci di qualunque fede, nonché agli atei e agli agnostici.
Come ho più volte spiegato, non credo sia possibile una sintesi fra tutte le religioni a livello dottrinario. Le visione teologiche e filosofiche troppo diverse: addirittura non in tutte le religioni si parla di "Dio" o di "anima", per lo meno non come li intendiamo noi in Occidente. Tuttavia su due elementi si può trovare delle similitudini, cioè la morale e la spiritualità.
Riguardo alla morale, se anche tra le varie tradizioni spirituali ci sono differenze su argomenti come l'alimentazione e la sessualità, d'altro canto esistono regole fondamentali che tutti accettano. Soprattutto ricorre la cosiddetta "Regola d'Oro": "Non fare agli altri quello che non vorresti gli altri facessero a te". Il primo ad esprimerla sembra sia stato il dotto cinese Confucio, mentre Gesù Cristo sarebbe l'unico a porla in positivo ("fa' agli altri quello che vorresti gli altri facessero a te").
Passando alla spiritualità, voglio prima precisare il significato di questo termine. Io concepisco la spiritualità come un lavorare sul proprio mondo interiore, e proprio per questo mi sembra un qualcosa di strettamente collegato all'etica, che invece regola i nostri rapporti con gli altri ed il mondo circostante. Scavando nel nostro sé possiamo arrivare al Trascendente, quello che comunemente noi occidentali chiamiamo Dio.
Qualcuno obbietterà che Dio è irraggiungibile, quindi è inutile cercare di costruire una relazione con Lui, altri che, in fondo, se il Divino è già dentro di noi, non serve nemmeno cercarLo. Entrambe le affermazioni sono incomplete. l'Assoluto, essendo infinito ed eterno, è impossibile da comprendere dalle menti di noi esseri umani, limitati nello spazio e nel tempo, però può essere, per così dire, "percepito" andando oltre i concetti astratti e i ragionamenti che continuamente facciamo su di Lui. Chi afferma che l'umanità e il Trascendente non si incontrino mai, in genere, è semplicemente qualcuno che non ha mai avuto occasione di fare esperienze della vicinanza di Dio.
Riguardo alla presenza del Divino in noi, io ne sono convintissimo, ma temo che non sia così facile entrare in contatto con Lui: siamo troppo distratti dalle mille impellenze della vita quotidiana, come pure dai nostri desideri, dalle nostre paure e immaginazioni per poter badare a Dio. Per giunta è sempre presente il rischio di fraintendere le vere ispirazioni divine dalle costruzioni del nostro inconscio.







Mi permetto di esporre un percorso spirituale, che io per primo sto cercando tra mille difficoltà di seguire: la meditazione focalizzata teistica, che per comodità abbrevio come MFT. Spieghiamo passa per passo, il significato di queste tre parole.
Il termine "meditazione" è stato usato per tradurre termini sanscriti come Dhyana e Bhavana. In realtà, il senso non è tanto quello di riflettere o ragionare su qualcosa, quanto piuttosto praticare uno o più esercizi psicofisici destinati ad aiutare la crescita spirituale. Fino a tempi recenti nella tradizione cristiana, la parola più usata per questo era "contemplazione".
La meditazione può essere di due tipi:
  • Attenzione focalizzata: ci si concentra un singolo oggetto, che può essere una parola, un'immagina, un testo scritto, una parte del corpo, una persona o altro. il Dhikr musulmano, la preghiera di Gesù e la lectio divina cristiane, la meditazione yogica classica e la Kabbalah meditativa ebraica rientrano tutte in questa categoria.
  • Attenzione aperta: si cerca di osserva tutto ciò che accade in noi e attorno a noi, senza attaccarsi a nulla, ma lasciandolo scorrere. Pratiche di origine buddista, come Vipassana, Mindfulness e meditazione panoramica tibetana, fanno parte di quest'altro raggruppamento.
Un'altra distinzione può essere compiuta sulla base dell'impostazione mentale di colui che medita( il meditante):
  • meditazione teistica: qualora il suo intento è l'incontro/unione con una divinità concepita come una persona.
  • meditazione a-teistica: se il suo scopo è invece raggiungere un Divino impersonale.
Facciamo attenzione che per "a-teistica" non si intende una pratica "atea": semplicemente questo tipo di meditazione proviene da tradizioni spirituali, come buddismo, taoismo e confucianesimo, non considerano indispensabile da venerazione di uno o più dei per la realizzazione spirituale, nonostante alcune frange di queste scuole di pensiero ammetano il culto per i loro fondatori (rispettivamente Buddha, Confucio e Lao-Tse) e per altri personaggi eminenti.
L'idea di un Dio-persona, tuttavia, rimane più tipica delle tre religioni di Abramo (ebraismo, cristianesimo e Islam), del sikhismo (un altro monoteismo ma non derivato da Abramo), dello shintoismo giapponese e di gran parte dell'induismo, come pure degli antichi culti di greci, romani, egizi, eccetera. La maggior parte delle religioni è quindi teista.
In questo saggio esamineremo un tipo di meditazione teistica focalizzata, non perché sia migliore della altre, bensì per il semplice motivo che è quella che io pratico. Non sarei in grado di parlare di Vipassana o di Zazen, visto che non mi ci sono mai accostato. Nei capitoli successivi prenderò in esame alcuni forme di MFT riprese da induismo, ebraismo, cristianesimo e Islam, quindi trarrò alcune conclusioni.

NB quelli che io propongo sono solo alcuni dei tanti metodi di meditazione possibili, quindi potranno non essere adatte a chiunque. In fondo non mangiamo tutti le stesse cose, non svolgiamo tutti lo stesso lavoro e, per fortuna, non ci innamoriamo tutti dello stesso uomo o della stessa donna. Perché non dovrebbero esserci diverse vie per raggiungere l'Assoluto, ciascuna più adatta a determinate persone piuttosto che ad altre?

CONTINUA



martedì 6 settembre 2022

Domande frequenti sulla mistica



Cos'è la mistica?

Difficile rispondere a questa domanda. Sono state formulate mille definizioni della parola "mistica", ma la più convincente, almeno secondo me, è "la disciplina che mira ad un contatto diretto con il Trascendente".

La mistica e la religione sono la stessa cosa?

Se mi permettete la battuta, la mistica è un po' la religione 2.0, deriva dalla religione, ma ne supera i confini. In genere i mistici sono coloro che non si accontentano di una adesione solo formale a concetti, riti e norme di comportamento. Sono coloro che vanno più a fondo, in alcuni casi intraprendendo una vita di tipo ascetico, altri elebarando pratiche di meditazione.

Come è nata la mistica?

Esiste una teoria molto diffusa fra gli studiosi, in cui si ritiene che, in un primo momento, l'umanità ha considerato tutto l'universo come qualcosa di sacro e divino, poi, con la nascita delle religioni organizzate è avvenuta una scissione: il Creatore è divenuto qualcosa di "altro" rispetto alla creazione. La mistica sarebbe un terzo passaggio, in cui si cerca di ricostruire l'unità perduta Creatore-creature. Io, tuttavia, mi permetto di suggerire un'altra interpretazione: le prime divinità venerate dagli esseri umani erano tutt'altro che buone o sagge. Nei più antichi Vedi (i testi sacri indù) si legge che Indra, il dio del tuono, non faceva che combattere ed ubriacarsi  fino a non potersi più reggere in piedi. Nella mitologia greca Zeus tradiva continuamente la moglie Hera, inoltre per diventare signore dell'Olimpo aveva ucciso suo padre Cronos. Anche il Dio ebraico ordinava al suo popolo guerre e stragi con ben poca misericordia per i nemici. Questa è "l'infanzia della religione", poi è arrivata "l'adolescenza", in cui si è cominciato a credere in un Dio che rappresenta la morale, poteva essere un Dio unico, come quello degli ebrei, o semplicemente una divinità più potente di tutte le altre. Solo che tutti ci rendiamo conto che non sempre i casi della vita sono governati dalla morale. Non c'è essere umano che non si sia mai chiesto perché un Dio buono permette tante cose malvage. A questo punto l'umanità è entrata nella sua fase adulta: qualcuna ha rigettato in blocco la religione, divenendo ateo, qualcun altro ha cominciato a cercare il Divino non più nel mondo esterno bensì in quello interiore. Questi ultimi sono i mistici.

I mistici sono sempre anarchici, in contrasti con la religione "ufficiale"?

Non è sempre così. Certo, restando da noi in Occidente, abbiamo avuto i casi di Margherita Poreto e Giordano Bruno che sono finiti vittime dell'Inquisizione. D'altra parte dobbiamo anche notare la stima che, per esempio, i papi cattolici hanno avuto nei confronti di mistici, quali Francesco d'Assisi, Domenico di Guzman e Caterina da Siena, e soprattutto quest'ultima era una donna ribelle che non si faceva problemi ad usare un linguaggio duro con lo stesso pontefice

La mistica è qualcosa di esoterico, riservato a pochi iniziati?

Anche in questo caso non è sempre così, dipende dalle diverse scuole mistiche di cui stiamo parlando. Di sicuro la Qabbalah ebraica è forse la scuola più esoterica. Per secoli è rimasta chiusa in ristretti circoli di rabbini, i quali si impegnavano a non divulgarne i segreti. Solo il movimento chassidico (o hasidico), nato nell'Europa dell'Est nel '700, ha cercato di rendere alcuni aspetti della Qabbalah alla portata della gente comune. L'estremo opposto è forse la contemplazione cristiana: l'unica iniziazione richiesta è il battesimo e, anche se è stata coltivata soprattutto nei monasteri, non si è mai impedito ai laici di praticarla.

Per intraprendere un cammino mistico è necessario credere in una o più divinità?

Se da un lato tutte le tradizioni spirituali credono l'esistenza di qualcosa del Trascendente, di un "altro" rispetto alle nostre percezioni sensoriali, dall'altro lato non tutte lo descrivono nello stesso modo. Diciamo che in Europa e nel Mediterraneo si tende a vedere il Divino come un "qualcuno", nelle culture dell'Estremo Oriente lo si percepisce più come un "qualcosa". L'India è quasi una via di mezzo tra queste due concezioni: all'interno dell'induismo esistono sia scuole di pensiero teiste, che credono in una Divinità personale, come avviene in Occidente, sia altre non teiste che credono in un Divino impersonale.

E' vero che i mistici sviluppano poteri paranormali?

Ci sono testimonianze, non si sa fino a che punto attendibili, su mistici capaci di compiere guarigioni miracolose, di leggere nel pensiero, levitare, predire eventi futuri e molto altro, tuttavia i maestri spirituali cono concordi nell'affermare che questi sono come degli "effetti collaterali". Lo scopo che si prefigge un mistico non è quello di diventare una sorta di supereroe e chi si accosta alla spiritualità in cerca del miracoloso o dell'eccezione rischia facilmente di perdersi.

Qual è allora lo scopo del cammino spirituale?

Ogni essere umano ha quattro dimensioni: il rapporto con sé stesso, con gli altri, con la natura e con il Trascendente. L'intraprendere un percorso mistico, qualunque esso sia, intende creare un giusto equilibrio fra tutti questi rapporti e trasformarli in una comunione universale. Dio, l'umanità e il mondo ci appaiono come compartimenti stagni, ma possiamo scoprire che sono in realtà vasi comunicanti in contatto l'uno con l'altro.

giovedì 16 settembre 2021

Vale ancora la pena convertirsi ad una religione?

Olivier Clément


Come avevo detto tempo fa, un autore che mi ha profondamente influenzato è stato Olivier Clément, un francese, figlio di genitori atei e non battezzato, il quale, all'età di trent'anni, si convertì alla Chiesa Cristiana Ortodossa. Dopo aver letto i suoi libri, ho frequentato per un certo periodo le comunità ortodosse, ma vi ho trovavo gli stessi difetti della Chiesa Cattolica Romana: il tramutare la morale in moralismo e la propria visione teologica in una ideologia incontestabile. Inoltre, molti ortodossi, a differenza di Clément che ha sempre sostenuto il dialogo tra le diverse Chiese e religioni, ritengono l'ecumenismo una forma di relativismo da combattere. Anche se quest'ultimo, ho notato, è un difetto più degli ortodossi europei che di quelli mediorientali. Per tutti questi motivi, io non sono diventato ortodosso.

Forse ad impedirmi una vera conversione è stato anche il fatto che io tendo a guardare all'ortodossia più con lo sguardo di uno studioso che con quello di un fedele. Sono un po' come Henry Corbin che studiò per anni l'Islam sciita, ma non abbracciò mai personalmente lo sciismo.

A questo punto, sorgono alcune domande: esiste forse una religione che non abbia commesso atrocità? Oppure che non si sia mai corrotta con il denaro e il potere temporale? La risposta è no. Certo, noi conosciamo bene gli errori delle religioni abramitiche (cristianesimo, Islam ed ebraismo), ma ignoriamo quelli della altre. Per esempio non sappiamo che  il confucianesimo "imperiale" in Cina o allo shintoismo "di Stato" in Giappone (quello che ha creato i kamikaze), oggi, sono considerati aberrazioni dagli stessi confuciani e shintoisti. Ancora si potrebbe parlare del movimento detto Hindutva (indianità), che associa così strettamente l'appartenenza nazionale con la fede religiosa tradizionale da considerare i non induisti dei veri e propri corpi estranei nella società indiana da eliminare. Forse, persino il Tibet, se fosse ancora governato dal Dalai Lama, sarebbe criticato come un regime fondamentalista, dove la legge religiosa buddista controlla ogni aspetto della vita pubblica e privata.

D'altro canto, se ci sono motivi validi per guardarsi della religioni "organizzate", ne esistono due altri per cui può essere ancora utile aderire ad una religione o ad una Chiesa: 

  1. Se è vero che ognuno deve col tempo diventare il maestro di sé stesso, però ha bisogno prima di avere un insegnante che lo formi. Per questo tutti abbiamo la necessità di trovare un padre spirituale (o eventualmente una madre) che ci aiuti a formare la nostra interiorità. 
  2. In una società malata di individualismo, come quella occidentale contemporanea, può essere formativo fare parte di una comunità. Aiuterebbe a trovare un equilibrio tra noi stessi e gli altri, oltre che a non assolutizzare così tanto la libertà personale da tramutarla in egoismo.
  3. Per arrivare all'apofatismo, ossia ad un rapporto diretto con Dio, al di là di tutti le definizioni e i nomi che possiamo darGli, prima dobbiamo però passare per il catafatismo, cioè per una conoscenza concettuale. A questo servono materie come la teologia e la filosofia. 
Quindi, non si può rigettare del tutto i dogmi, i testi sacri, i riti, le immagini sacre e tutto quello che la cultura religiosa produce. Semplicemente, bisogna considerarli non il fine ultimo delle fede, bensì una specie di trampolino di lancio verso la trascendenza.

Inoltre, ognuno deve capire quale religione può andare bene per lui. Avevo già citato in passato un racconto cinese in cui Confucio, Buddha e Lao-Tse, i fondatori delle tre fedi tradizionali della Cina (confucianesimo, buddismo e taoismo), immergono tutti e tre un dito nell'aceto e lo assaggiano. Confucio lo trova aspro, Buddha amaro e Lao-Tse dolce. Se per noi la vita è aspra, dovremmo seguire il confucianesimo, se è amara il buddismo, e se è dolce il taoismo. Ma potremmo anche necessitare dell'Islam, del cristianesimo, del sikhismo, dell'animismo e di tante altre scuole di pensiero. Dobbiamo solo essere disposti a cercare.

venerdì 3 settembre 2021

Meditazione e mistica. Come orientarsi?

Avevo già scritto un post tempo fa su quanto sia difficile definire cosa sia una religione, visto che persino la credenza in una o più divinità ed in una vita oltre la morte non sono elementi presenti in tutte quelle che noi oggi definiamo come religioni. Inoltre ognuna di esse tende a dividersi al suo interno in più confessioni, le quali, a volte ma non sempre, si combattono tra loro.

Un mandala tibetano

Calligrafia araba con il Nome di Allah


Tralasciando tutte questi dilemmi, nonché le polemiche da essi suscitati, possiamo ugualmente affermare che in tutte le Chiese cristiane ed in tutte le grandi religioni è presente una mistica, intesa come una ricerca dell'Assoluto. Certo, l'immagine che si dà a questo Assoluto cambia: per cristianesimo, Islam ed ebraismo si tratta della Comunione con un Dio personale. Per induismo e sikhismo (nonostante il primo sia politeistico ed il secondo monoteistico) l'unità ricercata è quella con una Divinità impersonale, quindi più che di Comunione, in cui ognuno rimane sé stesso, si deve parlare di Fusione, nella quale si perde la propria identità . I buddisti, invece, cercano l'Illuminazione, gli shintoisti giapponesi la Purificazione, ecc. Nonostante ciò, i mezzi, che i mistici di tutte le religioni usano nel loro cammino, appaiono incredibilmente simili.

Il Nome di Dio in ebraico (si legge alla rovescia)



Chiarisco subito che la via mistica non è un sistema per ottenere poteri magici o paranormali. Sebbene ammetto che eventi inspiegabili possano anche accadere, ma non sono essi il fine. Non è nemmeno così strettamente necessario separarsi dagli altri esseri umani, per condurre un'esistenza da asceti in mezzo al deserto o sul cucuzzolo di una montagna, anche se per alcuni individui possa essere questa la strada migliore da percorrere nella propria vita. Non serve nemmeno un rito di iniziazione, come credeva René Guénon, un pensatore per altri versi interessante, ma che aveva una sorta di ossessione per tutto ciò che era esoterico, ossia riservato a pochi. Caso mai può essere utile per un serio cannino spirituale trovarsi un maestre e/o fare parte di una comunità. In tal caso esistono comunità che hanno un'impostazione iniziatica ed accettano solo pochi membri selezionati (es. i cabalisti ebrei o i Sufi musulmani). In genere, però, la mistica è un cammino aperto a tutti, uomini e donne di qualunque ceto sociale, lingua, cultura, nazionalità ed orientamento sessuale, poiché non è nient'altro che la spiritualità già dimorante in ciascuno di noi. Il nostro compito è solo quello di coltivarla e farla crescere. 

A questo punto sorge spontanea una domanda: come coltivare la propria spiritualità? Uno dei testi più importanti dell'induismo, la Bhavagad-Gita, raccoglie un dialogo tra Krishna, un avatar del dio Vishnu, e il principe Arjuna. Il dio insegna a questi quattro percorsi che un uomo può seguire per raggiungere l'elevazione spirituale, pur precisando che ne esistono anche altri. Essi sono:

  • Karma Yoga: la via dell'azione sacralizzata, l'agire disinteressato, compiendo il proprio dovere senza pensare alle conseguenze positive o negative che ciò possa avere. Penso che la Chiesa cattolica, pur avendo molto colpe, abbia sfornato molti "mistici d'azione" che hanno seguito questa strada, per esempio Caterina da Siena, Brigida di Svezia, don Milani e Oscar Romero.
  • Jnana Yoga: la via della conoscenza spirituale, il cercare la verità metafisica dell'esistenza dietro le apparenze. Si tratta del percorso seguito da tutti i filosofi e i teologi: da Socrate a Tommaso d'Aquino, dal rabbino ebreo Maimonide agli islamici Ibn-Arabi e Sohravardi.
  • Bhakti Yoga: la via della devozione e dell'amore verso una divinità o anche solo verso un maestro spirituale. È forse la strada più percorsa dai fedeli di un po' tutte le religioni. 
  • Dhyana Yoga: generalmente viene intesa come via della "meditazione". In realtà il termine Dhyana in sanscrito si può tradurre anche come "contemplazione". Nella tradizione cristiana il termine "contemplazione" è molto più usato per intendere il calarsi nel proprio intimo, andando oltre tutti i concetti (apofatismo), mentre con "meditazione" si intende una riflessione ancora legata alla ragione e ai concetti (catafatismo).
San Mosé l'Etiope medita davanti un'icona


In questo post voglio concentrarmi soprattutto sul Dhyana Yoga o, come lo chiamo io, la via apofatica. Ci sono differenti metodi per raggiungere lo stato di contemplazione/meditazione. Ne elenco i principali:

  • concentrarsi su una parola o una frase. È la pratica del mantra, presente nelle religioni del Subcontinente indiano (induismo, buddismo, jainismo, sikhismo), ma ha un parallelo nella Preghiera di Gesù o esicasmo cristiano e nel Dhikr musulmano.
  • concentrarsi su un'immagine. L'esempio tipico sono i mandala buddisti, ma anche il culto dell'icona presente nelle Chiese ortodosse è molto simile. Tra gli ebrei e i musulmani c'è chi si concentra su una parola della Scrittura, sulla sua grafia in ebraico o in arabo (considerate lingue sacre di per sé stesse). In particolare molti rabbini cabalisti meditano sul Nome di Dio, il tetragramma JHWH.
  • concentrarsi su un'idea, non più quindi su un'immagine fisica ma su un'immagine mentale.
  • preghiera spontanea. Molto più difficile di quanto non si creda. Bisognerebbe riuscire a mantenersi sempre sullo stesso argomento o, per meglio dire su un solo gruppo di idee collegate fra loro. Io per primo ho difficoltà a praticare questo metodo.
  • immobilità mentale. È una tecnica molto elevata e difficile da raggiungere. L'esempio più significativo è lo Zen, una pratica buddista predicata in Cina dal monaco indiano Bodidharma, ma oggi diffusa soprattutto in Giappone, che prevede l'immobilità totale sia del corpo che del pensiero, sino ad arrivare ad uno stato chiamato Zazen.

venerdì 13 agosto 2021

Trascendenza: immaginale e immaginario



In questi giorni sto leggendo il libro Corpo spirituale e Terra celeste - Dall'Iran mazdeo all'Iran sciita. L'autore, Henri Corbin (1903-1978), era un filosofo e persianista francese. Nel saggio Corbin mostra come molti aspetti dell'antica religione persiana, lo zoroastrismo o mazdeismo, siano rimasti in vita nella mistica islamica sciita fino ai giorni nostri. Semplificando molto, lo studioso fa notare come, tanto per i mazdei quanto per gli sciiti, esistano diversi mondi: il mondo sensibile, cioè quello materiale, percepibile dai sensi; il mondo intelligibile, che è la sfera delle idee e del pensiero. Infine, il mondo immaginale, il quale è una sorta di zona intermedia tra i due, un "inter-mondo" lo definisce. 



Corbin, a più riprese, si premura di specificare che l'immaginale non è l'immaginario, ossia della fantasia. Piuttosto, si tratta di qualcosa di reale, ma di una realtà diversa da quella che possiamo percepire con i nostri sensi o che possiamo elaborare con la nostra intelligenza. Il mondo immaginale è il regno della meditazione e delle Rivelazioni divine. In esso i mazdei collocano la loro Eptade divina, composta dal Dio supremo, Ahura Mazda, dai suoi sei Arcangeli, gli Amesha Spenta; sempre in esso, gli sciiti collocano i "Quattordici Immacolati", ossia il Profeta Muhammad, sua figlia Fatima e i dodici Imam che sono succeduti al Profeta. Questi quattordici esseri, esenti da errore e da peccato, sarebbero preesistenti alla nascita sulla Terra dei loro omologhi storici, un po' come, nel cristianesimo, il Logos divino precede la nascita fisica di Gesù dalla Vergine Maria. Il mondo immaginale è anche il mondo della Resurrezione, un concetto che sembra gli ebrei abbiano acquisito proprio dagli antichi iranici, per poi trasmetterlo a cristiani e musulmani. 

i dodici Imam sciiti


Penso che per molti uomini e donne credenti che conosco, ed anche per me personalmente, credere nella Resurrezione, oggigiorno, sia molto difficile: tutti sappiamo che il corpo, dopo la morte, si decompone fino a scomparire. Se si salva qualche osso, è già tanto. In più, anche il pianeta su cui viviamo (e che ci precede di milioni di anni, non di soli cinque giorni) è destinato presto o tardi a scomparire. Dove potranno mai vivere gli esseri umani risorti? Forse si trasferiranno su altri pianeti? Tutto questo ci impedisce di accettare razionalmente uno dei concetti-chiave della nostra fede. Se, però, noi pensiamo che la Resurrezione è un fatto reale, ma che avviene su un piano di realtà diverso da quello consueto, ci diventa qualcosa di credibile. Lo stesso vale per la Presenza di Cristo nel pane e nel vino eucaristici, oppure per i cattolici romani l'Assunzione di Maria al cielo "in anima e corpo". Senza un mondo immaginale, tutti questi dogmi di fede finiscono per venire considerati giusto delle metafore, delle parabole illuminanti, ma che, in fin dei conti, sono pura fantasia.

Sempre Corbin sottolinea come nel mondo immaginale ha sede la Sofia divina, quell'entità che per i mazdei è l''arcangelo femminile Spenta Armaiti e per i musulmani sciiti Fatima. Essa è inoltre la Shekinah della mistica ebraica, ossia la Presenza di Dio sulla Terra. "Sofia", in greco, significa Sapienza, qualcosa di diverso dalla semplice conoscenza concettuale (definita dai greci "Gnosis"), una sapienza che presuppone una partecipazione, un sentire il sapore delle cose. Quella che si può raggiungere con la vita spirituale, la ricerca del trascendente.

La discesa dello Spirito Santo su Maria e i discepoli


A questo punto, qualcuno penserà che la Sofia, per un cristiano, potrebbe essere la Vergine Maria, quella "dea" Maria, nella quale ortodossi e cattolici romani vengono accusati di aver recuperato elementi di divinità pagane, quali Iside, la Luna, sposa e madre del Sole, e Gea, la Madre Terra. Io, personalmente, ritengo invece che la Sofia sia lo Spirito Santo. Se il nome di quest'ultimo, infatti, nelle lingue latine è al maschile, in quelle semitiche è al femminile: Spirito si dice in ebraico "Ruah", in aramaico "Ruo" e in arabo "Ruh". Tutti termini femminili!

Certo, qui potrei essere accusato di sincretismo o di relativismo, ed effettivamente mi viene la tentazione di rispondere con Pirandello "così è, se vi pare". In ogni caso, dobbiamo pensare che la teologia cristiana e cattolica ha sempre acquisito qualcosa dalle scuole di pensiero che incontrava sul suo cammino: I Padri della Chiesa erano influenzati da Platone e dai neoplatonici, Tommaso d'Aquino da Aristotele, i Teologi della Liberazione da Carlo Marx. Tutti questi sono stati cambiamenti positivi. Perché non possiamo acquisire l'idea di mondo immaginale e di Sofia dalla cultura iranica?

sabato 12 giugno 2021

Tra Lenin e Tolstoj


 



 


Lenin, il rivoluzionario russo, aveva una grande ammirazione per Lev Tolstoj, l'autore di Guerra e Pace e Anna Karenina, tuttavia era critico sulle posizioni cristiano-spirituali dello scrittore. Il politico, ironicamente, scriveva che per lui il pensiero di Tolstoj fosse: "In passato sono stato cattivo, però ora mi sto dedicato all'auto-perfezionamento. Infatti, non mangio più carne ma solo polpette di riso". In pratica, secondo Lenin, Tolstoj non stava facendo niente per il popolo.

Tale critica, nel caso specifico dello scrittore russo, mi pare esagerata: questi, nato nobile, si era dato concretamente da fare per l'emancipazione dei contadini dalla servitù della gleba (abolita solo sulla carta dallo zar Alessandro). D'altro canto, esiste un limite che riguarda molte persone che seguono una religione organizzata o che (come Tolstoj, il quale era critico con la Chiesa Ortodossa ufficiale), seguono comunque un percorso interiore:  ci si occupa solo di sé stessi, si prega, si medita, si fa penitenza, magari si decide di non consumare più alcuni cibi o alcune bevande, ma tutto questo lo si compie solo per sentirsi più santi o più illuminati. In un simile percorso manca il rapporto con l'altro e tutto si riduce ad una sorta di narcisismo spirituale.

Il filosofo ebreo austriaco, Martin Buber, nel suo splendido libro Il Cammino dell'Uomo, spiegava che il primo materiale su cui tutti dobbiamo lavorare siamo proprio noi stessi, per questo la spiritualità e, in alcuni casi, persino l'ascesi e l'auto-privazione  sono passi necessari. Sempre Buber faceva però presente che lo scopo di tutto questo è quello di aprirsi agli altri, di donarsi al prossimo, altrimenti  saremmo solo degli egoisti tra i tanti che al mondo e alla società non portano alcun beneficio. Questo è il cammino che io per primo, seppure con tutti i miei limiti e le mie contraddizioni, cerco umilmente di percorrere: costruire me stesso per poi donarmi all'altro.

Christian Universalism - a profession of faith (English version)

All the following sentences are not dogmas or revelated Thruths, but only my personal opinions. God is neither male, nor female, but He/She ...