mercoledì 28 luglio 2021

"I Quattro Maestri" di Vito Mancuso [recensione]


 

Vito Mancuso è un teologo laico, sposato e con figli, che è divenuto noto al grande pubblico grazie al successo del suo libro L'Anima e il Suo Destino, pubblica nel 2007 da Raffaello Cortina. Si tratta quasi di mio compaesano, visto che è nato a Carate Brianza, mentre io sono di Giussano e vivo da sempre a Verano Brianza. Mancuso si definisce un post-cristiano, che è critico con le Chiese cristiane, di cui non riconosce alcuni dogmi, ma ne accoglie altri insegnamenti, come spiega eloquentemente sul suo  sito. Io, all'opposto, mi considero un neo-cristiano che vuole una riforma della sua religione, abbandonando le divisioni tra le diverse Chiese ed accogliendo pure insegnamenti nuovi dalle altre fedi e filosofie. 

Tornando a Mancuso, nel suo libro I Quattro Maestri, riprende una tesi del filosofo tedesco Karl Jaspers, secondo la quale i quattro uomini che hanno segnato maggiormente il pensiero umano sono stati Socrate, Buddha, Confucio e Gesù. Il teologo li esamina uno ad uno, mettendo in risalto qual era il nocciolo del loro pensiero e cosa possono ancora insegnare agli uomini e le donne di oggi:

  • Socrate è stato un educatore che insegnava alle persone a formarsi una coscienza morale;
  • Buddha un medico che cercava di curare il dolore;
  • Confucio un politico che voleva creare una società ordinata e solidale;
  • Gesù un profeta che annunciava un Regno di Dio destinato a cambiare il mondo.

Argutamente, Mancuso fa notare come gli occidentali contemporanei non vogliano maestri, eppure tutti noi abbiamo avuto degli "istruttori" che ci hanno insegnato a leggere, scrivere, fare i calcoli, guidare la macchina, svolgere un lavoro e tante altre cose. Non accettiamo però che qualcuno ci insegni a vivere. La cosa  in sé non sarebbe nemmeno sbagliata, perché ognuno dovrebbe col tempo imparare ad essere il maestro di sé stesso, come sostenevano gli illuministi. Per Mancuso, comunque, prima di arrivare a questo, è giusto avere dei maestri, ma molteplici e non permanenti. In pratica, non bisogna per forza seguire tutta la vita il maestro, senza emanciparsene mai, anche perché il vero maestro è chi ti insegna ad essere autonomo. Inoltre, in diversi momenti dell'esistenza si può avere bisogno di diversi maestri. Ognuno deve capire di quale maestro ha bisogno lui personalmente in quel particolare passaggio della propria esistenza. 

Per spiegare questo, l'autore riporta un racconto della tradizione cinese, che potrebbe forse far sorridere: Confucio, Buddha e Lao-Tse (il fondatore del taoismo) intingono tutti e tre un dito in una botte piena di aceto e ne assaggiano il contenuto. Confucio lo trova aspro, Buddha amaro e Lao-Tse dolce. Chi ha scritto questa storiella era probabilmente un taoista che voleva dimostrare la superiorità della sua scuola di pensiero sulle altre, tuttavia il racconto ci pone una domanda: che sapore ha per noi la vita? Se la vita è aspra siamo in sintonia con Confucio, quindi è lui il maestro che fa per noi; se è amara, ci serve Buddha e, se è dolce, Lao-Tse.

Vito Mancuso


Posso dirmi d'accordo su tutto questo, ma ci sono anche alcuni elementi nel saggio del teologo che non condivido: 

  • Innanzitutto, quando parla di Gesù, Mancuso dà una lettura dei Vangeli soprattutto di tipo storico-letterario, mentre io ho sempre preferito quella allegorica. l'autore entra infatti in un vicolo cieco: cerca di distinguere il Gesù storico dal Cristo insegnato dalle Chiese, però deve poi riconoscere che questo è impossibile, perché i Vangeli e tutto il Nuovo Testamento sono opera di autori che volevano dimostrare che Gesù é Cristo. Inoltre, anche se non è trattato specificamente in questo libro, esiste un problema che i Vangeli pongono ai lettori contemporanei: l'evento chiamato Resurrezione. Se Gesù è risorto, bisogna considerarlo superiore ad ogni altro maestro, anzi ad ogni altro uomo. Se non lo è, pur restando un grande saggio, i suoi discepoli sono stati degli impostori. Secondo me, non dobbiamo intendere la Resurrezione come la vicenda di un cadavere che esce dalla tomba, altrimenti si tratterebbe di una sorta di racconto horror, simile a quelli degli zombi di George Romero o del Conte Dracula. Dovremmo, invece, esaminare quello che dicono molti teologi e mistici della Chiesa ortodossa, ossia che la Resurrezione è anche Theosis, divinizzazione. In questo caso, può diventare accettabile persino per noi oggi.
  • Mancuso, come anche Jaspers, ammetteva che esiste un quinto uomo che ha influito sulla storia umana, quanto Gesù, Buddha, Confucio e Socrate. Si tratta di Maometto, ma entrambi lo sottovalutano, considerandolo semplicemente un rielaboratore di ebraismo e cristianesimo. Peggio, Mancuso ritiene che il Profeta dell'Islam, avendo fondato delle istituzioni religiose e politiche, sia stato l'opposto dei profeti biblici che erano persone contrapposte alle istituzioni. Muhammad fu invece un legislatore ispirato che cercò di creare una civiltà più giusta in Arabia, un po' come aveva tentato di fare Confucio in Cina. In aggiunta, fu molto più inclusivo di quanto non si creda: per lui non solo cristiani ed ebrei, ma anche zoroastriani e gnostici erano ispirati da Dio, e persino nella religione politeista degli arabi pre-islamici c'era qualcosa da salvare, come spiego in questo mio articolo 
  • Il teologo, infine, condivide quella sorta di vulgata ideologica per cui comunismo e nazifascismo sarebbero la stessa cosa. Pur riconoscendo tragedie come i gulag sovietici o le stragi della Cambogia di Pol-Pot, non me la sento di condannare in blocco il marxismo. In primis, perché vedo che chi nel mondo si batte per cose come la giustizia sociale, l'anticolonialismo e l'antifascismo, in genere, si definisce ancora oggi comunista. Mi ha molto commosso la frase di Alekseij Markov, il comandante di una brigata di partigiani russi del Donbass in lotta contro il governo neonazista ucraino, che diceva riguardo ai suoi nemici "Possono odiarci, ma noi non possiamo, perché sono nostri fratelli". In secundis, anche il liberalismo si sta dimostrando sempre più una forma di totalitarismo. L'Occidente liberale, che al suo interno sostiene (giustamente) le liberà individuali, nel resto del mondo con le sue guerre coloniali ha causato tra i cinquanta e i cinquantacinque milioni di morti, solo negli ultimi settant'anni [cfr. Noam Chomsky e Andre Vltchek Terrorismo Occidentale]. Se a questo dovessimo aggiungere le vittime "indirette" dovute alla fame e alla povertà, le cifre eguagliano quelle della Germania nazista e della Russia stalinista.
  • Mancuso ripete a più riprese che la caratteristica fondamentale di Dio non sia la bontà, bensì la giustizia. Non è il primo pensatore eminente da cui sento questo discorso. In fondo, Buddha parlava di Karma, Socrate metteva al primo posto la giustizia ("meglio subire un'ingiustizia che commetterla" diceva), Confucio applicava una forma di legge del taglione, ed anche Gesù insegnava a pregare il Padre con le parole: "Rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori". Quindi, per Lui, può essere perdonato solo chi, a sua volta, perdona. Nonostante tutto questo, io non riesco a fare a meno di pensare a Isacco di Ninive, un santo cristiano arabo, il quale insegnava che "Tutti gli uomini buoni e cattivi sono racchiusi entro i confini dell'amore di Dio" e ancora che l'Onnipotente è sempre in cerca di uno "stratagemma" per salvare gli uomini. Forse, la vera spiegazione è che solo Dio conosce il vero equilibrio tra giustizia e misericordia.
In conclusione, voglio fare mia una triste constatazione di Mancuso, cioè che, in questo momento, l'unico vero maestro dell'Occidente sembra essere Friedrich Nietsche, il filosofo tedesco che voleva vivere "al di là del bene e del male" e che metteva sopra ogni cosa la "volontà di potenza". Probabilmente, in pochi hanno letto le sue opere, ma temo che tutti possano riconoscersi nel discorso finale di Alberto Sordi nel film Finché c'è Guerra c'è Speranza "Anche le persone come voi, le famiglie come la vostra, che vogliono, vogliono e non si accontentano mai: le ville, le macchine, le moto, le feste, il cavallo, gli anellini, i braccialetti, le pellicce e tutti i cazzi che ve se fregano, costano molto! E per procurarseli, qualcuno bisogna depredare, ecco perché si fanno le guerre!” In pratica, tutto è lecito per arrivare ai propri scopi, non importa con che mezzi. La morale, che i quattro maestri (e molti altri grandi uomini) ci avevano insegnato, è divenuta irrilevante. In pratica, l'unica legge è un continuo mors tua vita mea, e non solo per i singoli individui: persino le istituzioni seguono un principio opportunistico, al punto che anche le religioni e le ideologie politiche vengono usate solo come un mezzo per l'avanzamento personale. Gli effetti sono molteplici: dallo sfacelo nei rapporti interpersonali alla sparizione del welfare, dal divario sempre più grande tra ricchi e poveri all'esaurimento delle risorse del nostro pianeta. Qualora non ci sia una conversione che riporti  al centro l'etica, il destino dell'umanità pare tragico, però una conversione può iniziare solo dall'esperienza interiore dei singoli.


Nessun commento:

Posta un commento

Christian Universalism - a profession of faith (English version)

All the following sentences are not dogmas or revelated Thruths, but only my personal opinions. God is neither male, nor female, but He/She ...