giovedì 16 settembre 2021

Vale ancora la pena convertirsi ad una religione?

Olivier Clément


Come avevo detto tempo fa, un autore che mi ha profondamente influenzato è stato Olivier Clément, un francese, figlio di genitori atei e non battezzato, il quale, all'età di trent'anni, si convertì alla Chiesa Cristiana Ortodossa. Dopo aver letto i suoi libri, ho frequentato per un certo periodo le comunità ortodosse, ma vi ho trovavo gli stessi difetti della Chiesa Cattolica Romana: il tramutare la morale in moralismo e la propria visione teologica in una ideologia incontestabile. Inoltre, molti ortodossi, a differenza di Clément che ha sempre sostenuto il dialogo tra le diverse Chiese e religioni, ritengono l'ecumenismo una forma di relativismo da combattere. Anche se quest'ultimo, ho notato, è un difetto più degli ortodossi europei che di quelli mediorientali. Per tutti questi motivi, io non sono diventato ortodosso.

Forse ad impedirmi una vera conversione è stato anche il fatto che io tendo a guardare all'ortodossia più con lo sguardo di uno studioso che con quello di un fedele. Sono un po' come Henry Corbin che studiò per anni l'Islam sciita, ma non abbracciò mai personalmente lo sciismo.

A questo punto, sorgono alcune domande: esiste forse una religione che non abbia commesso atrocità? Oppure che non si sia mai corrotta con il denaro e il potere temporale? La risposta è no. Certo, noi conosciamo bene gli errori delle religioni abramitiche (cristianesimo, Islam ed ebraismo), ma ignoriamo quelli della altre. Per esempio non sappiamo che  il confucianesimo "imperiale" in Cina o allo shintoismo "di Stato" in Giappone (quello che ha creato i kamikaze), oggi, sono considerati aberrazioni dagli stessi confuciani e shintoisti. Ancora si potrebbe parlare del movimento detto Hindutva (indianità), che associa così strettamente l'appartenenza nazionale con la fede religiosa tradizionale da considerare i non induisti dei veri e propri corpi estranei nella società indiana da eliminare. Forse, persino il Tibet, se fosse ancora governato dal Dalai Lama, sarebbe criticato come un regime fondamentalista, dove la legge religiosa buddista controlla ogni aspetto della vita pubblica e privata.

D'altro canto, se ci sono motivi validi per guardarsi della religioni "organizzate", ne esistono due altri per cui può essere ancora utile aderire ad una religione o ad una Chiesa: 

  1. Se è vero che ognuno deve col tempo diventare il maestro di sé stesso, però ha bisogno prima di avere un insegnante che lo formi. Per questo tutti abbiamo la necessità di trovare un padre spirituale (o eventualmente una madre) che ci aiuti a formare la nostra interiorità. 
  2. In una società malata di individualismo, come quella occidentale contemporanea, può essere formativo fare parte di una comunità. Aiuterebbe a trovare un equilibrio tra noi stessi e gli altri, oltre che a non assolutizzare così tanto la libertà personale da tramutarla in egoismo.
  3. Per arrivare all'apofatismo, ossia ad un rapporto diretto con Dio, al di là di tutti le definizioni e i nomi che possiamo darGli, prima dobbiamo però passare per il catafatismo, cioè per una conoscenza concettuale. A questo servono materie come la teologia e la filosofia. 
Quindi, non si può rigettare del tutto i dogmi, i testi sacri, i riti, le immagini sacre e tutto quello che la cultura religiosa produce. Semplicemente, bisogna considerarli non il fine ultimo delle fede, bensì una specie di trampolino di lancio verso la trascendenza.

Inoltre, ognuno deve capire quale religione può andare bene per lui. Avevo già citato in passato un racconto cinese in cui Confucio, Buddha e Lao-Tse, i fondatori delle tre fedi tradizionali della Cina (confucianesimo, buddismo e taoismo), immergono tutti e tre un dito nell'aceto e lo assaggiano. Confucio lo trova aspro, Buddha amaro e Lao-Tse dolce. Se per noi la vita è aspra, dovremmo seguire il confucianesimo, se è amara il buddismo, e se è dolce il taoismo. Ma potremmo anche necessitare dell'Islam, del cristianesimo, del sikhismo, dell'animismo e di tante altre scuole di pensiero. Dobbiamo solo essere disposti a cercare.

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