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lunedì 30 maggio 2022

In libreria "Racconti Apocrifi"

 Finalmente potete trovare in libreria il mio libro Racconti Apocrifi. In esso ho cercato di spiegare almeno cinque grandi religioni (zoroastrismo, buddismo, Islam, cristianesimo e sikhismo) attraverso delle narrazioni legate alle vite dei loro fondatori. L'impresa è stata ardua, poiché non mi ero mai trovato a dover far coesistere mito, realtà storica e mia immaginazione. 



I racconti di cui sono più orgoglioso sono quelli dedicati a Maometto e a Buddha. Soprattutto di quest'ultimo temevo di non farcela, visto che io sono sempre stato un "teista" che crede in una divinità trascendente, mentre lui era un agnostico che non riteneva indispensabile la fede negli dei per raggiungere l'Illuminazione.



Quelli che mi ha fatto più penare è stato invece il racconto su Gesù, visto che è un personaggio su cui, almeno da noi in Occidente, si è detto tutto ed il contrario di tutto. Per questo ho preferito incentrarlo più sui suoi discepoli che su di Lui personalmente.

I racconti su Zarathustra e sui dieci Sikh Guru, infine, sono quelli in cui ho dovuto "inventare" maggiormente, visto che trovavo poco materiale in italiano su queste figure. In ogni caso spero di essere riuscito ugualmente a condensare il senso del loro messaggio.



Potete ordinare il libro nella vostra libreria di fiducia o direttamente a questo link.

giovedì 16 settembre 2021

Vale ancora la pena convertirsi ad una religione?

Olivier Clément


Come avevo detto tempo fa, un autore che mi ha profondamente influenzato è stato Olivier Clément, un francese, figlio di genitori atei e non battezzato, il quale, all'età di trent'anni, si convertì alla Chiesa Cristiana Ortodossa. Dopo aver letto i suoi libri, ho frequentato per un certo periodo le comunità ortodosse, ma vi ho trovavo gli stessi difetti della Chiesa Cattolica Romana: il tramutare la morale in moralismo e la propria visione teologica in una ideologia incontestabile. Inoltre, molti ortodossi, a differenza di Clément che ha sempre sostenuto il dialogo tra le diverse Chiese e religioni, ritengono l'ecumenismo una forma di relativismo da combattere. Anche se quest'ultimo, ho notato, è un difetto più degli ortodossi europei che di quelli mediorientali. Per tutti questi motivi, io non sono diventato ortodosso.

Forse ad impedirmi una vera conversione è stato anche il fatto che io tendo a guardare all'ortodossia più con lo sguardo di uno studioso che con quello di un fedele. Sono un po' come Henry Corbin che studiò per anni l'Islam sciita, ma non abbracciò mai personalmente lo sciismo.

A questo punto, sorgono alcune domande: esiste forse una religione che non abbia commesso atrocità? Oppure che non si sia mai corrotta con il denaro e il potere temporale? La risposta è no. Certo, noi conosciamo bene gli errori delle religioni abramitiche (cristianesimo, Islam ed ebraismo), ma ignoriamo quelli della altre. Per esempio non sappiamo che  il confucianesimo "imperiale" in Cina o allo shintoismo "di Stato" in Giappone (quello che ha creato i kamikaze), oggi, sono considerati aberrazioni dagli stessi confuciani e shintoisti. Ancora si potrebbe parlare del movimento detto Hindutva (indianità), che associa così strettamente l'appartenenza nazionale con la fede religiosa tradizionale da considerare i non induisti dei veri e propri corpi estranei nella società indiana da eliminare. Forse, persino il Tibet, se fosse ancora governato dal Dalai Lama, sarebbe criticato come un regime fondamentalista, dove la legge religiosa buddista controlla ogni aspetto della vita pubblica e privata.

D'altro canto, se ci sono motivi validi per guardarsi della religioni "organizzate", ne esistono due altri per cui può essere ancora utile aderire ad una religione o ad una Chiesa: 

  1. Se è vero che ognuno deve col tempo diventare il maestro di sé stesso, però ha bisogno prima di avere un insegnante che lo formi. Per questo tutti abbiamo la necessità di trovare un padre spirituale (o eventualmente una madre) che ci aiuti a formare la nostra interiorità. 
  2. In una società malata di individualismo, come quella occidentale contemporanea, può essere formativo fare parte di una comunità. Aiuterebbe a trovare un equilibrio tra noi stessi e gli altri, oltre che a non assolutizzare così tanto la libertà personale da tramutarla in egoismo.
  3. Per arrivare all'apofatismo, ossia ad un rapporto diretto con Dio, al di là di tutti le definizioni e i nomi che possiamo darGli, prima dobbiamo però passare per il catafatismo, cioè per una conoscenza concettuale. A questo servono materie come la teologia e la filosofia. 
Quindi, non si può rigettare del tutto i dogmi, i testi sacri, i riti, le immagini sacre e tutto quello che la cultura religiosa produce. Semplicemente, bisogna considerarli non il fine ultimo delle fede, bensì una specie di trampolino di lancio verso la trascendenza.

Inoltre, ognuno deve capire quale religione può andare bene per lui. Avevo già citato in passato un racconto cinese in cui Confucio, Buddha e Lao-Tse, i fondatori delle tre fedi tradizionali della Cina (confucianesimo, buddismo e taoismo), immergono tutti e tre un dito nell'aceto e lo assaggiano. Confucio lo trova aspro, Buddha amaro e Lao-Tse dolce. Se per noi la vita è aspra, dovremmo seguire il confucianesimo, se è amara il buddismo, e se è dolce il taoismo. Ma potremmo anche necessitare dell'Islam, del cristianesimo, del sikhismo, dell'animismo e di tante altre scuole di pensiero. Dobbiamo solo essere disposti a cercare.

domenica 22 agosto 2021

Islamici ecumenici

Vista la tragica situazione in Afghanistan, ho deciso di dedicare un post a quelle personalità del mondo islamico che si sono dedicate al dialogo fra la religioni. Spesso si parla di Islam "moderato" (termine che i musulmani non amano), contrapposto al fondamentalismo terroristico, però non si fanno mai nomi precisi dei suoi esponenti. Ho voluto quindi scrivere delle brevi biografie di cinque uomini che si sono spesi attivamente per l'ecumenismo, oltre che per l'incontro tra modernità e tradizione. Si tratta di tre sunniti e due sciiti, due italiani, due iraniani ed un arabo, tanto a dimostrare quanto certe istanzi siano trasversali a tutto l'universo musulmano.

ABD AL-WAHID PALLAVICINI (1926-2017)

Lo Shaykh Pallavicini

Lo Shayk in compagnia di un prete cattolico ed un rabbino ebreo


Nato Felice Pallavicini, si è convertito  all'Islam (o come diceva lui stesso "ricollocato nell'Islam") nel 1951, sotto l'influsso del filosofo francese René Guénon. Proprio come Guénon, anche Pallavicini entra in una confraternita Sufi, la Tariqah Shadhiliyyah, della quel diventerà anche Shaykh (letteralmente "anziano", ma il senso è quello di "maestro"), quindi fonderà a Milano la COREIS (Comunità Religiosa Islamica). Inoltre, sposa una donna giapponese buddista, anche lei divenuta musulmana, dalla quale avrà il figlio Yahya Sergio Pallavicini. Si è sempre prodigato per il dialogo inter-religioso, partecipando anche agli incontri di Assisi, organizzati dai papi cattolici. Metteva sempre in risalto che in tutte le religioni abramitiche è presente un'attesa escatologica non per la fine della storia, bensì per il suo fine, la Rivelazione divina definitiva, oltre che un culto per il Nome stesso di Dio, ripetuto e contemplato infinitamente. In più, faceva propria l'espressione del Dalai Lama che definiva l'ecumenismo un "dialogo fra ortodossie", condannando quindi certe forme moderne di sincretismo o di relativismo. Lamentò pure il troppo spazio che gli occidentali danno tutt'oggi al movimento, in realtà fondamentalista, dei Fratelli Musulmani.


GABRIELE MANDEL (1924-2010)

Il Khalifa Gabriele Mandel Khan


Di famiglia cosmopolita, suo padre era di origini turco-afgane, invece la madre era un'italiana ebrea. Come faceva notare, però, anche il cognome paterno (in realtà Hatimandel Khan), una volta abbreviato in Mandel, suonava tipicamente ebraico. In ogni caso, Gabriele Mandel è stato un musulmano, shaykh nella Tariqah Naqshabandi, la più diffusa confraternita contemplativa islamica, e Khalifa (vicario) della confraternita Jerrahi-Halveti. Plurilaureato, dopo un'esperienza come archeologo in Giordania, stroncata dalla Guerra dei Sei Giorni, si era poi dedicato alla professione di psicoterapeuta. In essa cercava di far confluire le sue conoscenze della mistica islamica con quelle della psicologia occidentale. Per esempio, riporto qui alcune sue parole sul tema della felicità: "La felicità, [...] essendo un fatto episodico determinato da una circostanza esterna all’individuo, è un sentimento positivo transitorio. Di ben altra importanza, invece, e ben più desiderabile, è la serenità, determinata da una evoluzione dell’essere e dal raggiungimento di una consapevolezza globale, pertanto avvertita dalla 'personalità'. Quindi vivo le varie 'felicità' come circostanze transitorie, ma tendo alla serenità, il cui stato, una volta raggiunto, è eterno". Grande pure il suo impegno nel far conoscere in Italia la cultura, l'arte, la musica e la spiritualità musulmane, spesso intrattenendosi con personalità, quali il cantautore Franco Battiato.

MUSA AL-SADR (1928-1978?)

Musa al-Sadr


Iraniano, trapiantato in Libano, dove ha fondato il partito politico Hamal (in italiano "Speranza"), è poi scomparso misteriosamente in Libia, dove si era recato per un viaggio diplomatico. Della sua sparizione viene in genere accusato il colonnello Muammar Gheddafi, ma io non voglio intromettermi qui in diatribe politiche. L'importanza dell'Imam al-Sadr è stata quella di essere stato il primo sciita a recarsi in visita ad una chiesa cristiana nel giorno di Pasqua e di aver favorito il dialogo sia tra le religioni monoteistiche, sia tra le diverse confessioni in cui si divide l'Islam: non a caso, fu lui ad emettere una Fatwa (sentenza giuridica) in cui si riconosceva anche gli alawiti, una minoranza religiosa della Siria e del Libano, come autentici musulmani sciiti. Sempre nella stessa fatwa si diceva disponibile a dialogare anche con gli aleviti turchi, un'altra minoranza che, al di là delle apparenze, ha in comune con gli alawiti solo il nome derivato dall'Imam Alì, il cugino del Profeta Muhammad e marito della figlia di questi, Fatima. In molti suoi scritti e discorso ha messo in risalto l'importanza della libertà e della giustizia sociale nella fede islamica, spesso facendo riferimento anche a filosofi occidentali, quali Carlo Marx e Jean-Paul Sartre. Insegnava infatti che "Le religioni sono al servizio dell'essere umano" e non il contrario.

AHMAD BADREDDIN HASSOUN (1949)

Badreddin Hassoun con il patriarca melchita Gregorio III

Badreddin Hassoun con il Patriarca Siro-Ortodosso Ignazio Efrem II


Imam sunnita e Sufi nella confraternita Naqshabandi, nel 2005, alla morte del suo maestro e confratello, Ahmed Kuftaro, gli è succeduto come Gran Muftì della Repubblica Araba Siriana. Il Gran Muftì è l'unico giurista coranico del paese ad essere autorizzato ad emettere delle Fatwa. Per il suo appoggio al presidente siriano Bashar al-Assad, Hassoun è stato molto vilipeso dai media europei e nordamericani. In realtà, la suo posizione è dovuta al fatto che quello di Assad è ormai fra i pochi governi laici e multiconfessionali presenti nel Vicino Oriente. Il Gran Muftì, non a caso, ha sempre collaborato con le altre comunità religiose presenti in Siria, sia quelle musulmane (sciiti, alawiti, drusi), sia quelle cristiane (cattolici romani, greco-ortodossi, siro-ortodossi, armeni), al punto da affermare: "Io sono il Gran Muftì di tutti, sunniti, sciiti, cristiani, atei e comunisti". Per questo motivo uno dei suoi figli, Sariah, è stato ucciso dai terroristi dell'ISIS, ma Hassoun è stato disposto a perdonarne gli assassini e ad intercedere per loro presso la magistratura. Il suo pensiero riguardo all'importanza della laicità dello Stato è espresso in queste sue parole: "Né Cristo, né Maometto, né Mosè hanno fondato degli Stati, ma hanno forgiato degli uomini; e gli uomini, facendo leva sulla virtù e sulla morale, costituiscono lo Stato. Perciò lo Stato è un'opera umana, mentre la religione è un'opera di Dio. La differenza tra le due realtà sta anche nel fatto che, mentre nello Stato c'è un sistema di leggi a cui tutti devono obbedire, ciascuno è giudicato secondo le sue azioni e non secondo le sue intenzioni. Invece la religione è fede, morale e virtù basate sull'amore e sulla libertà di scelta". 

MOHAMMAD ALI SHOMALI (1965)

Mohammad Alì Shomali


Originario dell'Iran, ha studiato a Qom, la principale sede di studi per i religiosi sciiti, e all'Università di Teheran. Ha poi ottenuto un dottorato dall'Università di Manchester. Viaggiando in Gran Bretagna e Stati Uniti, nonché vari paesi europei ed asiatici, si è impegnato nel dialogo tra l'Islam, il protestantesimo e il cattolicesimo romano, scrivendo e curando diversi volumi a riguardo. Ha anche avuto una lunga amicizia con il defunto abate cattolico Timothy Wright con il quale ha anche condiviso nel 2017 il premio Miglior Libro dell'Anno, assegnato dalla Repubblica Islamica Iraniana.

venerdì 4 giugno 2021

"La non-violenza, una storia fuori dal mito" di Domenico Losurdo



 Spesso si attribuisce alle persone credenti la colpa di avere una visione troppo idealizzata della realtà e della storia. Per evitare di cadere in questo errore consiglio a tutti di leggere il saggio La non-violenza, una storia fuori dal mito, scritto dal filosofo e storico Domenico Losurdo. Questi era un convinto marxista, quindi alcuni potrebbero non gradire le sue idee. In ogni caso, assicuro che l'analisi di quei movimenti che, negli ultimi due secoli, si sono rifatti al concetto di non-violenza, è molto rigoroso ed assennato.

Lo scopo del libro non è, come molti hanno creduto, denigrare pacifismo ed esaltare l'azione rivoluzionaria e/o guerresca. Anzi, l'autore inizia il suo saggio proprio dicendo che, in un mondo in cui esistono armi di sterminio di massa, è una necessità trovare un percorso alternativo alla guerra per risolvere le controversie tra le nazioni.

Losurdo mette in risalto che, spesso, anche le persone con i più alti ideali devono scontrarsi con la realtà e, magari, la scelta tra violenza e non-violenze non risulta così semplice ed immediata. Per esempio, quei protestanti quaccheri e mennoniti che, nell'Ottocento, condannavano come anti-evangelica tanto la schiavitù, quanto la guerra, poi si sono trovati a dover sostenere l'azione armata del Nord contro il Sud, quando è stato chiaro che quest'ultimo non avrebbe mai accettato l'abolizione dello schiavismo. Una situazione simile è avvenuta in Russia durante la Grande Guerra: si doveva scegliere se continuare un conflitto interminabile e sanguinosissimo agli ordine dello Zar o ribellarsi contro il sovrano.

Ci sono certi passaggi che scardinano luoghi comuni su personaggi, come Gandhi o il Dalai Lama. Il primo arrivò all'idea di resistenza passiva, come pure all'idea di uguaglianza tra tutti i popoli, solo dopo un lungo percorso, ed ha spesso simpatizzato con chi si opponeva come lui all'Inghilterra (Mussolini, il Giappone e Stalin); il secondo è un Premio Nobel per la Pace che, però, ha sostenuto guerre contro il Vietnam e il Laos in nome dell'anticomunismo. Nello studio di Losurdo, appaiono forse più coerenti Martin Luther King, Danilo Dolci e Aldo Capitini.  

Tuttavia, anche e soprattutto per chi vuole vivere in maniera nonviolenta, vale la pena fare conto con il proprio passato per agire giustamente nel presente. In fondo, anche la Chiesa cattolica, oggi, riconosce di aver sbagliato a combattere le Crociate e ad aver creato l'Inquisizione.



Christian Universalism - a profession of faith (English version)

All the following sentences are not dogmas or revelated Thruths, but only my personal opinions. God is neither male, nor female, but He/She ...