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lunedì 14 novembre 2022

Christian Universalism - a profession of faith (English version)



All the following sentences are not dogmas or revelated Thruths, but only my personal opinions.

God is neither male, nor female, but He/She is our Father, Mother, Friend and Lover. In His/Her Kingdom there is no discrimination on sexuality, race, language, religion, political view, etc.
Jesus of Nazareth is not only a great spiritual theacher, He is the incarnated God. At the same time there are a lot of holy men and women, the Saints guided by God. There are Saints, both inside the organized Christian communities (for example: Makarios the Egyptian, Isaac the Syrian, Catherine of Siena, Theresa of Avila), both outside them (Confucius, Buddha, Mohamed, Rabbi Maimonides, Guru Nanak Dev and others).
Who is a Saint? A person guided by the Holy Spirit, a part of God, who He Himself already gives us in this mortal life. Everyone can meet the Spirit of God. The only limit is that one has to sincerely accept Him and to live in accord to the Spirit. A Saint could make mistakes, as every human, but to follow a Saint's theaching is always a good choice.
If a person practices his/her religion or philosophy with devotion and love, he/she can reach the Holy Spirit, but nobody has the right to impose his way or view to others.
Study of the Holy Scriptures, prayers, rites, ethical laws and meditation are the tools who help us in our spiritual pilgrimage, but only on condition that we also practice charity to our brothers and sisters. In the Gospels, Jesus Christ Himself explains that the real discriminating factor is the charity to others, for example in the Sermon on the Beatitudes (Matthew 5,3-12) or in the Parable of the Sheep and the Goals (Matthew 25,31-56).
The Scriptures, like Bible, Quran, Vedas, Adi Granth and Pali Canon, are inspired by God, but written by humans, who lived in a particular age and country, that influenced them. For this reason, the Scriptures may help us, if we read them with wisdom and not with fanatism or superficiality.
Tradition and traditionalism are not the same thing: the Revelation is progressive and can be adapted to different ages, cultures and societies. We must not always oppose to changes, because they could be positive or, in some situations, necessary.
Material reality and our carnal bodies are gifts of God, expression of His/Her love. We must respect nature, and not abuse or destoy it, because it is not our proprierty. The same for our bodies, that are part of us and necessary for us.

martedì 11 ottobre 2022

Meditazione focalizzata teistica (1): Introduzione




Chiedo scusa a tutti se non sono un sacerdote né un monaco, un rabbino o un imam.  Vi prego quindi umilmente di prendere le cose che scrivo con il beneficio del dubbio: non sono dogmi o rivelazioni avute da esseri soprannaturali, ma sole mie opinioni personali e, quindi, assolutamente contestabili.
Sono cristiano, ma riconosco un'ispirazione divina in tutte le religioni, per cui accetto di mettere da parte la mia visione del mondo per rivolgermi ai seguaci di qualunque fede, nonché agli atei e agli agnostici.
Come ho più volte spiegato, non credo sia possibile una sintesi fra tutte le religioni a livello dottrinario. Le visione teologiche e filosofiche troppo diverse: addirittura non in tutte le religioni si parla di "Dio" o di "anima", per lo meno non come li intendiamo noi in Occidente. Tuttavia su due elementi si può trovare delle similitudini, cioè la morale e la spiritualità.
Riguardo alla morale, se anche tra le varie tradizioni spirituali ci sono differenze su argomenti come l'alimentazione e la sessualità, d'altro canto esistono regole fondamentali che tutti accettano. Soprattutto ricorre la cosiddetta "Regola d'Oro": "Non fare agli altri quello che non vorresti gli altri facessero a te". Il primo ad esprimerla sembra sia stato il dotto cinese Confucio, mentre Gesù Cristo sarebbe l'unico a porla in positivo ("fa' agli altri quello che vorresti gli altri facessero a te").
Passando alla spiritualità, voglio prima precisare il significato di questo termine. Io concepisco la spiritualità come un lavorare sul proprio mondo interiore, e proprio per questo mi sembra un qualcosa di strettamente collegato all'etica, che invece regola i nostri rapporti con gli altri ed il mondo circostante. Scavando nel nostro sé possiamo arrivare al Trascendente, quello che comunemente noi occidentali chiamiamo Dio.
Qualcuno obbietterà che Dio è irraggiungibile, quindi è inutile cercare di costruire una relazione con Lui, altri che, in fondo, se il Divino è già dentro di noi, non serve nemmeno cercarLo. Entrambe le affermazioni sono incomplete. l'Assoluto, essendo infinito ed eterno, è impossibile da comprendere dalle menti di noi esseri umani, limitati nello spazio e nel tempo, però può essere, per così dire, "percepito" andando oltre i concetti astratti e i ragionamenti che continuamente facciamo su di Lui. Chi afferma che l'umanità e il Trascendente non si incontrino mai, in genere, è semplicemente qualcuno che non ha mai avuto occasione di fare esperienze della vicinanza di Dio.
Riguardo alla presenza del Divino in noi, io ne sono convintissimo, ma temo che non sia così facile entrare in contatto con Lui: siamo troppo distratti dalle mille impellenze della vita quotidiana, come pure dai nostri desideri, dalle nostre paure e immaginazioni per poter badare a Dio. Per giunta è sempre presente il rischio di fraintendere le vere ispirazioni divine dalle costruzioni del nostro inconscio.







Mi permetto di esporre un percorso spirituale, che io per primo sto cercando tra mille difficoltà di seguire: la meditazione focalizzata teistica, che per comodità abbrevio come MFT. Spieghiamo passa per passo, il significato di queste tre parole.
Il termine "meditazione" è stato usato per tradurre termini sanscriti come Dhyana e Bhavana. In realtà, il senso non è tanto quello di riflettere o ragionare su qualcosa, quanto piuttosto praticare uno o più esercizi psicofisici destinati ad aiutare la crescita spirituale. Fino a tempi recenti nella tradizione cristiana, la parola più usata per questo era "contemplazione".
La meditazione può essere di due tipi:
  • Attenzione focalizzata: ci si concentra un singolo oggetto, che può essere una parola, un'immagina, un testo scritto, una parte del corpo, una persona o altro. il Dhikr musulmano, la preghiera di Gesù e la lectio divina cristiane, la meditazione yogica classica e la Kabbalah meditativa ebraica rientrano tutte in questa categoria.
  • Attenzione aperta: si cerca di osserva tutto ciò che accade in noi e attorno a noi, senza attaccarsi a nulla, ma lasciandolo scorrere. Pratiche di origine buddista, come Vipassana, Mindfulness e meditazione panoramica tibetana, fanno parte di quest'altro raggruppamento.
Un'altra distinzione può essere compiuta sulla base dell'impostazione mentale di colui che medita( il meditante):
  • meditazione teistica: qualora il suo intento è l'incontro/unione con una divinità concepita come una persona.
  • meditazione a-teistica: se il suo scopo è invece raggiungere un Divino impersonale.
Facciamo attenzione che per "a-teistica" non si intende una pratica "atea": semplicemente questo tipo di meditazione proviene da tradizioni spirituali, come buddismo, taoismo e confucianesimo, non considerano indispensabile da venerazione di uno o più dei per la realizzazione spirituale, nonostante alcune frange di queste scuole di pensiero ammetano il culto per i loro fondatori (rispettivamente Buddha, Confucio e Lao-Tse) e per altri personaggi eminenti.
L'idea di un Dio-persona, tuttavia, rimane più tipica delle tre religioni di Abramo (ebraismo, cristianesimo e Islam), del sikhismo (un altro monoteismo ma non derivato da Abramo), dello shintoismo giapponese e di gran parte dell'induismo, come pure degli antichi culti di greci, romani, egizi, eccetera. La maggior parte delle religioni è quindi teista.
In questo saggio esamineremo un tipo di meditazione teistica focalizzata, non perché sia migliore della altre, bensì per il semplice motivo che è quella che io pratico. Non sarei in grado di parlare di Vipassana o di Zazen, visto che non mi ci sono mai accostato. Nei capitoli successivi prenderò in esame alcuni forme di MFT riprese da induismo, ebraismo, cristianesimo e Islam, quindi trarrò alcune conclusioni.

NB quelli che io propongo sono solo alcuni dei tanti metodi di meditazione possibili, quindi potranno non essere adatte a chiunque. In fondo non mangiamo tutti le stesse cose, non svolgiamo tutti lo stesso lavoro e, per fortuna, non ci innamoriamo tutti dello stesso uomo o della stessa donna. Perché non dovrebbero esserci diverse vie per raggiungere l'Assoluto, ciascuna più adatta a determinate persone piuttosto che ad altre?

CONTINUA



sabato 24 settembre 2022

Yoga, sufismo ed esicasmo: simili ma non uguali



In molti hanno provato a fare una sintesi di tutte le religione esistenti, alcuni in maniera quasi cialtronesca, come nel caso dell'occultista anglo-russa Madame Blavatsky, altri più coscienziosamente, come il mistico iraniano Baha'u'llah, fondatore della fede Baha'i. Io personalmente penso che non si possa trovare un accordo tra le diverse religioni e tradizioni spirituali sul piano dell'insegnamento dottrinario, bensì su quello delle pratiche mistiche, oltre che sulla morale. Per spiegare questo consentitemi di confrontare tre grandi scuole di spiritualità, cioè lo yoga, il sufismo e l'esicasmo.

Lo yoga nasce dell'induismo, una religione politeista in cui si venerano migliaia di dei, tuttavia gli indù ritengono che divinità, umani, animali, piante ed ogni altro essere non siano che tante espressioni del Sé universale, il Brahman. Il sufismo proviene dall'Islam, una fede monoteista assoluta con un Dio uno e unico. L'esicasmo dal cristianesimo - soprattutto ortodosso orientale - che è un po' un monoteismo "atipico", nel quale il Dio unico viene visto come la comunione fra tre persone, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Anche quello che si aspettano i seguaci di tali scuole è differente: gli indù cercando di ottenere la fusione del loro sé individuale con il Sé universale, in cui il primo scompare a favore del secondo; i cristiani parlano di Unio Mystica, unione mistica con Dio, o addirittura di Theosis, divinizzazione, intendendo con questo una comunione d'amore tra la creatura umana e il suo Creatore, senza però una vera fusione tra i due esseri; i Sufi hanno elaborato due concetti all'apparenza contraddittori, ossia il Fanah, l'estinzione del credente in Dio (che scompare come nell'induismo), e il Baqah, la sopravvivenza dello stesso in Dio (come nel cristianesimo). Le diverse confraternite Sufi tendono a dare più importanza all'uno o all'altro, oppure ad entrambi.

Nonostante ciò, il percorso mistico di uno yogi, di un sufi o di un esicasta appare simile nelle sue tappe. In primo luogo, tutti devono condurre uno stile di vita sobrio, cercando di controllare il proprio corpo e i propri istinti. Inoltre devono guardarsi bene dall'arrecare danno agli altri. Tutto questo è un cammino di purificazione che anticipa le pratiche mistiche vere e proprie. I maestri delle varie tradizioni sono concordi nell'affermare che, senza queste premesse, il cammino spirituale non porterà a nulla.



Seguono a questo punto degli esercizi psicofisici per unificare corpo, mente e spirito. Per esempio cercare di portare tutta la propria attenzione su una parola o una frase è una pratica comune. Fra gli yogi si chiama Mantra, tra i sufi Dhikr, tra gli esicasti Preghiera del Cuore o Preghiera di Gesù. Soprattutto i musulmani e cristiani ortodossi sembrano identificare in gran parte la loro spiritualità proprio con queste due pratiche, tuttavia la Preghiera di Gesù può venire tradotta in varie lingue o modificata a seconda delle esigenze del fedele, mentre Mantra e Dhikr devono restare sempre invariate, poiché considerate parole sacre in sé stesse. Specie del primo, spesso, si ritiene più importante il suono delle parole rispetto al loro significato.

Tutti conosciamo la sillaba "Om" (a volte scritta Aum), che per l'induismo è il suono primordiale, qualcuno avrà sentito pure il mantra che cita Krishna e Rama, due avatar del dio Vishnu: "Hare Krishna Hare Krishna/ Krishna Krishna Hare Hare/ Hare Rama Hare Rama/ Rama Rama Hare Hare".  Nel Dhikr viene usata la professione di fede islamica, "Là Ilaha Illà Allah" (Non c'è altro dio all'infuori di Dio), oppure versetti del Corano, o ancora semplicemente le parole Allah (Dio) e Hu (Lui). Nell'esicasmo si usa la preghiera apparsa sul Monte Athos durante il Medioevo, "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me, peccatore", ma esiste anche quella più antica, risalente al primo monachesimo "Vieni, Signore in mio aiuto/Vieni presto in mio aiuto". In Occidente è utilizzata anche la frase in aramaico "Maranathà" (Vieni, Signore), divulgata dal benedettino irlandese, John Main, il quale, tuttavia, non era un esicasta ortodosso.

A questo punto si arriva ad una condizione di pace e silenzio interiore, quello che lo yoga chiama Samadhi, mentre i mistici cristiani e islamici usano tanti termini diversi. Per spiegare questa varietà di linguaggio bisogna tenere presente che, mentre in India si sono adeguati tutti alla terminologia usata nello Yoga Sutra, attribuito al saggio Patanjali e redatto forse tra il II secolo a.C. ed il V d.C., nei paesi cristiani e musulmani ogni mistico aveva un suo proprio vocabolario. 

Tornando al Samadhi, è possibile che in esso avvenga l'incontro con l'Assoluto, indipendentemente da qualunque modo lo si voglia chiamare, ma nessuno può forzare questo evento. Solo Dio può decidere di manifestarsi. Potremmo paragonarlo ad un incontro d'amore: io posso dare appuntamento alla donna o all'uomo che ama, però solo lei/lui può decidere se presentarsi o meno. In ogni caso il percorso spirituale è sempre utile. Parlando per esperienza personale, se anche non ho mai sperimentato una vera Unio Mystica, posso ugualmente dire di aver sviluppato un rapporto quotidiano con il Divino, che mi aiuta anche a migliorare le mie relazioni con me stesso, con gli altri e con la natura. Come insegna San Giovanni Climaco: "Non tutti possono arrivare ai più alti gradi del cammino spirituale, ma tutti possono essere riconciliati con Dio".



lunedì 30 maggio 2022

In libreria "Racconti Apocrifi"

 Finalmente potete trovare in libreria il mio libro Racconti Apocrifi. In esso ho cercato di spiegare almeno cinque grandi religioni (zoroastrismo, buddismo, Islam, cristianesimo e sikhismo) attraverso delle narrazioni legate alle vite dei loro fondatori. L'impresa è stata ardua, poiché non mi ero mai trovato a dover far coesistere mito, realtà storica e mia immaginazione. 



I racconti di cui sono più orgoglioso sono quelli dedicati a Maometto e a Buddha. Soprattutto di quest'ultimo temevo di non farcela, visto che io sono sempre stato un "teista" che crede in una divinità trascendente, mentre lui era un agnostico che non riteneva indispensabile la fede negli dei per raggiungere l'Illuminazione.



Quelli che mi ha fatto più penare è stato invece il racconto su Gesù, visto che è un personaggio su cui, almeno da noi in Occidente, si è detto tutto ed il contrario di tutto. Per questo ho preferito incentrarlo più sui suoi discepoli che su di Lui personalmente.

I racconti su Zarathustra e sui dieci Sikh Guru, infine, sono quelli in cui ho dovuto "inventare" maggiormente, visto che trovavo poco materiale in italiano su queste figure. In ogni caso spero di essere riuscito ugualmente a condensare il senso del loro messaggio.



Potete ordinare il libro nella vostra libreria di fiducia o direttamente a questo link.

martedì 10 maggio 2022

Racconti Apocrifi a Porto Seguro Show



Informo tutti che alle ore 18,30 circa sarò a Porto Seguro Show, presso il Cinema Teatro Trieste, in via Antonio Pacinotti n. 6, a Milano per presentare il mio libro Racconti Apocrifi, pubblicato da Porto Seguro Edizioni.

A questo link trovate altre informazioni.

Spero accorrerete numerosi.


sabato 30 ottobre 2021

I due tipi di adorazione secondo Mulla Sadra

Sadroddin Mohammad Shirazi, meglio noto come Mulla Sadra (Shiraz, 1571 - Bassora, 1640), è stato un filosofo, teologo e mistico sciita. Molto influenzato dalla gnosi islamica (o Ishraq) elaborata da Sohravardi, riprendendo anche elementi della filosofia greca e dell'antica fede zoroastriana, il nostro è stato tra i più influenti pensatori dell'area iranica, oltre che di tutto l'Islam. Riporto qui un suo testo sull'adorazione, che ricorda un po' certe idee del Bhakti Yoga (la via della devozione indù), riprendendolo dal sito dell'associazione Imam Mahdi.



Sappiamo che l’adorazione è di due tipi: corporale e spirituale, esplicita ed implicita.

La prima si pratica conformandosi alla legge divina ed alla volontà del Divino Legislatore, obbedendo ai Suoi comandamenti, ai Suoi divieti ed a ciò che ha prescritto il Suo Santo Inviato, confidando nei Suoi decreti, nel Suo giudizio, in ciò che ha promesso sia all’obbediente che al riottoso, e avendo speranza nella grazia sovrabbondante e nella giusta ricompensa per chiunque obbedisca al Principio Primo, si rifugi nel suo Signore, si faccia intimo di Dio ed ottemperi a tutto quanto fu rivelato dal Nobile Profeta e dai suoi angeli, pace su di loro, per conto di Dio, sia sempre esaltato il Suo Santo Nome. È un genere di adorazione che incorpora tutto ciò che è gradito all’Altissimo: i sacrifici, la devozione, la purificazione, il digiuno, l’elemosina, il pellegrinaggio, il jihad, la fede nei Libri rivelati, nei santi inviati, negli angeli, il rispetto della legge, e l’implorare Dio con preghiere e suppliche, da soli o in congregazione, durante le feste e al venerdì, o al manifestarsi dei segni divini.

Il secondo tipo di adorazione, detto anche adorazione essenziale, è il totale abbandono all’Amato, un’obbedienza tutta spirituale che introduce all’intima vicinanza con l’Uno Reale e con tutto ciò che Gli fa da santo corollario e cioè i profeti, i messaggeri e le guide infallibili; esso apre all’intelligenza del santo misterico invio della Rivelazione e dei suoi custodi, e squaderna il segreto dell’animo umano e del suo inevitabile sfociare nel miracolo della resurrezione: una resurrezione di gloria, per coloro che vi siano giunti tramite il cammino della rettitudine, e una resurrezione di morte, per coloro che abbiano ceduto alle seduzioni dell’anima concupiscente. Tramite l’adorazione essenziale si perviene alla conoscenza della stessa resurrezione, sia essa fisica che corporea, nonché alla visione delle stazioni spirituali proprie delle genti nel Giorno del Giudizio, così come realmente sono sotto il velame dei simboli divini, delle allusioni apostoliche, e delle opere dei mistici. Le azioni e gli atti di adorazione fondati su questo genere di conoscenza e le pratiche ascetiche da essa motivate sono tutti parte di questo secondo tipo di adorazione mirante a tre specifici obiettivi:

1) Totale indifferenza per tutto ciò sia altro dall’Unica Realtà; solo un’autentica ascesi ed una severa astinenza dalle seduzioni mondane possono aiutare il viandante a raggiungere un tale stato di grazia interiore.

2) Impiegare le proprie facoltà fisiche e spirituali per gli scopi per cui sono state create, ed agire solo in armonia con i divini comandamenti: una vera e propria ginnastica spirituale che apre il cuore ad una naturale attrazione verso la Fonte di ogni bene e santità, a discapito del regno della vanità e dell’oblio. Per esempio,  ascoltare sermoni devoti, sante letture, magari dalla viva voce di un degno sapiente, è un valido aiuto su questa strada; essi ammoniscono ed incoraggiano molto più efficacemente di una dimostrazione razionale; questo perché sono in grado di toccare l’anima con delicata dolcezza, magari a mezzo di melodiose salmodie che, cullandola nel profondo, schiudono le sue facoltà al cammino della trascendenza.

3) Purificare l’anima, affinché sia qualificata ad accogliere le manifestazioni dell’Uno, e renderla come uno specchio lucido rivolto nella Sua direzione. Intelletto d’Amore ed amore casto saranno fondamentali nel raggiungimento di questo stadio di sublimità.

Da quanto detto riguardo alla via della servitù intellettiva e della santa peregrinazione, risulta chiaro che in qualunque momento l’uomo trascuri l’adorazione del primo tipo, automaticamente gli sarà preclusa e non sarà più in grado di raggiungere quella del secondo tipo, l’adorazione spirituale, la vera ascesi, rimanendo quindi escluso dalla battaglia spirituale propria dei mistici. Diversamente perirebbe egli stesso causando la rovina altrui: egli si smarrirebbe, svierebbe i suoi simili e tutti insieme precipiterebbero nell’abisso della concupiscenza.

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(Estratto da “Infrangere gli idoli” (Kasr al-Asnam), di prossima pubblicazione a cura dell’Associazione Islamica Imam Mahd)


venerdì 2 luglio 2021

Perché Maometto?

Muhammad e il cavallo miracoloso Buraq



Premessa

Chiariamo subito una cosa: non è in corso nessuno scontro di civiltà tra Occidente e Islam, e nemmeno tra Cristianità e Islam. Caso mai, esiste un conflitto geopolitico che vede schierati da un lato Russia e Cina, dall'altro gli Stati Uniti d'America e i paesi della NATO. I primi hanno come alleati in Medio Oriente l'Iran sciita, ma anche la Siria laica e socialista. I secondi, invece, si appoggiano Israele (paese che applica l'apartheid verso gli arabi sia musulmani, sia cristiani), ma anche alle monarchie sunnite, come l'Arabia Saudita. Quest'ultima è lo Stato che applica la legge coranica nella sua forma più brutale, nonché uno sponsor del terrorismo internazionale. Non è la prima volta che nascono queste alleanze trasversali. Persino durante la battaglia di Lepanto, nella flotta cattolica non c'erano le navi francesi, perché in quella guerra la Francia era alleata dell'Impero Ottomano contro il comune nemico, la Spagna.

Ho voluto spiegare tutto ciò per evitare i pregiudizi "politici" sulla persona del Profeta dell'Islam, Muhammad. Chiamato nelle varie lingue anche Mohamed, Mehmet e Maometto. Dopo il suo nome i fedeli musulmani aggiungono la sigla S.A.W. o S.A.W.S. che significa Sallallahu Alayhi We Sallam (La pace e la benedizione di Allah siano su di lui). 

La vita

La Qa'ba della Mecca


Il Profeta nasce nel VI secolo d.C. in Arabia, rimane orfano di entrambi i genitori e viene cresciuto dalla zio Abu Talib, che gli insegna il mestiere di cammelliere. Muhammad è comunque poverissimo. Sarà solo sposando la ricca vedova Khadija, che troverà la stabilità economica. Khadija sarà il più grande amore di Muhammad, il quale non sposerà altre donne fino alla morte della sua prima moglie. Quando il Profeta, solito ritararsi in meditazione in una grotta sul monte Hira, comincia ad avere esperienze soprannaturali, saranno proprio Khadija e il cugino di questa, Waraqa (forse un cristiano), a convincerlo che esse vengono da Dio e non dai djinn, i geni che tormentano gli uomini secondo la tradizioni araba.

Infatti, Muhammad, all'inizio, è spaventato dai segni che Allah gli invia, come suppongo lo saremmo tutti noi: sentiva voci uscire dalle pietre e gli apparve un essere gigantesco, il quale, poi, si rivelò essere l'arcangelo Gabriele. Muhammad accetta da costui una Rivelazione, il Corano, che si mette a proclamare per le strade della Mecca, suscitando l'odio delle élite politeiste della città. Il Profeta, inoltre, ha un'esperienza mistica sconvolgente: degli angeli lo trasportano fino a Gerusalemme, sulla spianata dove sorgeva il Tempio di Salomone. Da lì, una cavalcatura soprannaturale con il volto di donna, Buraq, lo conduce in cielo per fargli incontrare i Profeti che l'hanno preceduto ed infine Dio in persona.

Nel frattempo, però, i politeisti meccani complottano per uccidere Muhammad. Questi è costretto a fuggire nell'oasi di Yathrib, la futura Medina. Qui, il Profeta, da semplice mistico e predicatore, diviene anche un capo politico. Con una serie di battaglie, riesce a conquistare la Mecca e, dopo aver perdonato coloro che avevano cercato di ucciderlo, fa sgomberare tutti gli idoli dalla Qa'ba, il tempio della città, ad eccezione di una Pietra Nera, che si diceva fosse stata venuta dal cielo e ritrovata da Abramo. Secondo alcune fonti, avrebbe risparmiato anche un'icona raffigurante la Vergine Maria con Gesù Bambino in braccio.

A questo punto, si potrebbe pensare che Muhammad abbia raggiunto il suo scopo, costituire una comunità di fedeli monoteisti in Arabia, ma alla sua morte i suoi seguaci si divisero. Rimasto vedovo di Khadija, il Profeta aveva avuto più mogli e diversi figli da ciascuna, però i maschi non gli erano sopravvissuti, quindi non c'era un erede in linea diretta. Inoltre, Muhammad morì tra le braccia della moglie favorita, Aisha. I suoi seguaci eleggono come suo successore il padre di Aisha, Abu Bakr, che i sunniti ancora oggi considerano il primo califfo. Gli sciiti, invece, ritengono che Aisha abbia avvelenato il Profeta su mandato proprio di Abu Bakr. Per questi ultimi, l'unico erede di Muhammad è suo cugino, l'Imam Alì, che il Profeta aveva cresciuto come un figlio e al quale aveva fatto sposare la figlia Fatima.  Certo, esistono anche altre confessioni islamiche (ibaditi, drusi, alawiti, aleviti, ecc.), ma sciiti e sunniti restano le due più diffuse.

L'esperienza interiore

Il Profeta Muhammad e l'Imam Alì


La fede di Muhammd ruota intorno ad un Dio unico, Allah. Il nome, in arabo, significa letteralmente "il Dio", ma potrebbe derivare dall'aramaico Aloho che, a sua volta, rimanda all'ebraico Elohim, accrescitivo di El, divinità pagana adorata nell'antico Vicino Oriente. Tuttavia, alcuni studiosi sostengono che Allah fosse in origine uno degli dei di un pantheon molto più esteso. Quindi, anche l'Islam, come ebraismo e cristianesimo, nasce come un sincretismo: nel Corano si specifica che ebrei, cristiani, zoroastriani e i misteriosi sabei (forse una setta gnostica) hanno ricevuto tutti una Rivelazione da Allah e, per questo, non devono essere perseguitati, ma solo sottoposti al pagamento di una tassa. Sempre il Corano cita una serie di Profeti precedenti a Muhammad. Fra di essi, ci sono personaggi della tradizione giudeo-cristiana, come Abramo, Mosè, Noè, Giovanni il Battista e Gesù, ma anche altri meno facilmente identificabili, come Idris e Suayb, derivati forse dalla tradizione araba preislamica. Qualcuno ha persino sostenuto che Idris fosse in realtà Ermete Trismegisto, il dio dell'alchimia, ma non è provato. Possiamo dedurre che la visione del sacro di Muhammad fosse molto più inclusiva di quanto non lo sarà per i suoi seguaci nei secoli successivi.

Se continuiamo ad esaminare la fede personale di Muhammad e la confrontiamo con quella di Gesù Cristo, ci accorgiamo che non c'è un'identificazione totale con Dio. Il Profeta dell'Islam non avrebbe mai detto "Io e il Padre siamo una cosa sola", come fa invece Gesù nel Vangelo di Giovanni. Per lui, Allah resta un Dio trascendente ed inconoscibile. Se qualche occidentale, anche recentemente, ha accusato l'Islam di presentare una divinità tirannica e contraddittoria, che può far morire un uomo e poi risuscitarlo secoli dopo senza alcun motivo apparente, si può rispondere che la vita stessa è spesso tirannica e contradditoria. Muhammad ha applicato a Dio quella incomprensibilità che vedeva nella realtà di tutti i giorni, con la differenza che lui non ha mai smesso di credere nella bontà divina. Non a caso, tutte le Sure (i capitoli) del Corano si aprono sempre con la frase "Nel Nome di Allah, il Clemente e il Misericordioso". Uno sforzo di fede e di speranza non certo comune.

In quanto al fatto che Muhammad non si è mai opposto a cose come la guerra e la schiavitù, bisogna rilevare che nemmeno il cristianesimo le ha abolite, però tanto l'Islam che le Chiese cristiane hanno cercato di regolamentare anche queste cose, in modo da arginarne i danni. Se Muhammad uccide gli ebrei medinesi che lo hanno tradito, però risparmia i politeisti meccani, tra cui i Banu Qureysh, il clan nemico al suo, perché questi si sono arresi. Anche i cavalieri europei medievali agivano secondo norme simili. Non sono d'accordo con il teologo Vito Mancuso che relega Muhammad in uno stato inferiore a Gesù, come pure ai profeti dell'Antico Testamento, perché, mentre questi si scontravano con le istituzione, lui le avrebbe costruite. Anzi, per me che cerco una via di mezzo tra Lenin e Tolstoj, mi pare che un legislatore ispirato, come fu Muhammad, possa essere un buon esempio da seguire: non c'è stata nella sua vita una scissione tra l'esperienza interiore e l'attività esteriore, tra il coltivare sé stesso e l'organizzare la società. Un lavoro che non deve essere stato facile, rilevabile anche nelle diversità tra le Sure composte alla Mecca e quelle elaborate a Medina, ma che è necessario fare per ciascuno di noi, se non vogliamo vivere in un mondo incompleto, o tutto spirituale o tutto materiale. 


Christian Universalism - a profession of faith (English version)

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