venerdì 9 luglio 2021

Perché Nanak Dev?

Ritratto di Nanak Dev


Dopo Gesù Cristo e il Profeta Muhammad, il terzo maestro a cui mi sento più legato è Nanak Dev (1469-1539). Si tratta del più apofatico dei tre. Nacque nella regione del Punjab, oggi divisa tra India e Pakistan, mentre da noi in Europa iniziava il Rinascimento. 

Il Punjab era allora parte del Sultanato di Delhi retto da sovrani musulmani, ma la convivenza tra indù e islamici era già difficile allora, come lo è oggi. Essendo l'induismo definito come "una polifonia di politeismi" e la religione musulmana come "il più assoluto dei monoteismi" ci troviamo davanti ad un vero scontro di civiltà molto più grande di quello che molti sostengono ci sia tra Islam e Cristianità. In fondo, mentre cristianesimo, ebraismo e zoroastrismo erano riconosciuti dal Corano come rivelati da Dio, della fede indù non si faceva menzione. Nonostante ciò, qualche punto di contatto c'è stato: alcuni dotti islamici, infatti, hanno creduto di riscontrare delle previsioni della venuta di Muhammad nei Veda, i testi sacri indiani (vedi link), inoltre, è esistito Kabir, un poeta mistico che ebbe tra i suoi discepoli sia indù, che lo consideravano un Guru, sia musulmani, che vedevano in lui un Sufi, cioè un mistico dell'Islam.

Tornando a Nanak,  nacque da una famiglia indù, ma suo padre lavorava per il Nawab (o nababbo), un dignitario musulmano locale. Lo stesso Nanak si trovò a fare da contabile-amministratore per questo signorotto. Si dice, però, che il futuro Guru fosse solito donare ai poveri i beni del suo padrone, che ricomparivano poi miracolosamente. A trentotto anni, Nanak riceve una rivelazione divina, mentre medita sulle rive del fiume Vein: "Non esiste né indù, né musulmano". Da quel momento, inizia per l'uomo un percorso spirituale che lo porterà a viaggiare in varie località, accompagnato dall'amico musicista Bhai Mardana: dallo Sri Lanka al Tibet, da Kabul a Baghdad, fino alla Mecca. I due incontrarono buddhisti, jainisti, zoroastriani e forse anche quei cristiani di rito assiro-caldeo che vivono nella regione indiana del Kerala. In ogni caso, Nanak declama inni, accompagnato dalla musica di Bhai Mardana, in cui spiega che esiste un unico Dio, che sta al di là delle religioni e delle loro pratiche di culto. 

Secondo le biografie, il Guru venne rimproverato da alcuni musulmani per dormire con i piedi rivolti verso la Mecca. Nanak replicò loro che potevano girare i suoi piedi verso un luogo in cui Dio non ci sia, se fossero stati in grado di trovarlo. Un'altra volta, vedendo dei Brahmani indù che lanciavano l'acqua del Gange verso il cielo come offerta ai loro antenati, si mise a lanciarla verso la terra. Alle domande di quei sacerdoti su cosa stesse facendo, Nanak spiegò che, se si poteva raggiungere con dell'acqua i propri defunti, lui preferiva donarla ai suoi amati sulla Terra.

Guru Nanak e Bhai Mardan che suona il Rabab


In pratica, Nanak, come Gesù, stava producendo una rottura con la fede istituzionalizzata. Contestò anche con la divisione della società in caste e con i sacrifici di animali, come avevano fatti tanti secoli prima di lui due altri "dissidenti" indiani, Buddha e Mahavira. Tuttavia, mentre questi due insegnavano ai loro discepoli, i buddisti e i jainisti, a distaccarsi dalla vita della gente comune per darsi all'ascetismo, Nanak sembra essere più un "mistico d'azione", simile a Gesù e Muahammad. Si sposa, ha dei figli e, lascia il lavoro da amministratore, per mettersi a coltivare la terra. Ai suoi seguaci, che chiama semplicemente Shish, "discepoli" in sanscrito, termine poi corrottosi in Sikh, dona tre semplici regole:

  • ricordarsi sempre del nome di Dio;
  • lavorare onestamente;
  • condividere con gli altri il frutto del proprio lavoro.
Mentre gli ultimi due comandamenti non hanno bisogno di spiegazioni, vorrei soffermarmi sul primo che mi pare rimandare a quella pratica del mantra, la ripetizione di una frase contenente il nome della divinità o a  cui si attribuisce valore divino. Il mantra diffusissimo nelle religioni orientali (si pensi al famoso Hare Hare Krishna, Hare Hare, Krishna Krishna) è molto simile all'esicasmo cristiano e al dhikr islamico. Anche in essi si ripete un'invocazione contenente il nome di Dio, in modo da mantenere viva nel proprio intimo la presenza divina.
Guru Gobind Singh



Nanak Dev è considerato il primo di una successione di dieci Guru che hanno dato origine alla religione detta sikhismo. In realtà, ne esisterebbe anche un undicesimo, l'Adi Granth, ossia il libro che raccoglie gli insegnamenti di tutti questi maestri e che viene chiamato Guru Granth Sahib (il signor Guru libro) e trattato come fosse una persona con tanto di seggio nei luoghi di culto. 
Qua dobbiamo aprire una questione delicata: fino a che punto il sikhismo è stato fedele all'insegnamento di Nanak Dev? Come Gesù e Confucio, non sembra che il Guru fosse intenzionato a fondare una religione, quanto piuttosto ad indicare un percorso di vita al di là di qualsiasi religione o ideologia. I suoi successori furono di altro avviso. Già, Hargobind, il sesto Guru, portava con sé due spade, raffiguranti una il potere spirituale e l'altra quello politico-militare. Addirittura, il decimo Guru, Gobind Singh riorganizzò completamente sikhismo, imponendo a tutti gli uomini di aggiungere alla fine del nome la parola Singh, leone, e a tutte le donne Kaur, principessa, dando loro fin dall'inizio un ruolo differente, laddove Nanak pensava ad un'uguaglianza tra i sessi. Inoltre, Gobind Singh stabilì che i Sikh non avrebbero dovuto tagliarsi i capelli e la barba, e portare sempre con sé una serie di oggetti, tra cui un pugnale "per difendere i più deboli". L'intento di entrambi questi maestri era quello di differenziarli sia dagli indù che dai musulmani, ma anche quello di dare loro un'organizzazione militare, seppure con scopi prevalentemente difensivi.  In Punjab era ormai scoppiata una lotta tra le varie confessioni.

Un uomo e una donna Sikh


Per questo, oggi i Sikh sono considerati "mistici guerrieri". Si sa dei loro molti conflitti in passato coi musulmani (quando il Punjab venne diviso tra India e Pakistan, si trasferirono in massa nella parte indiana), come pure del tentativo negli anni '80 di creare un loro stato nazionale, il Khalistan, conclusosi con una strage, l'operazione Bluestar, voluta da Indira Gandhi, la quale, per questo, finì poi uccisa proprio da una guardia del corpo Sikh. D'altro canto, la generosità dei Sikh è proverbiale: in ogni loro tempio c'è una mensa ed un dormitorio per i poveri di qualsiasi confessione religiosa.
L'accostamento che mi viene da fare con Gesù e Confucio non è casuale: per molti il cristianesimo sarebbe opera più degli Apostoli, in particolare de San Paolo, che non di Cristo, così come il confucianesimo sarebbe opera più di Mencio che non di Confucio. In più, entrambe queste religioni hanno finito per essere uno strumento ideologico al servizio del potere (o nel caso della Chiesa Cattolica un vero potere alternativo). In ogni caso, non penso che i Sikh, come accennavo riguardo alla loro propensione alla carità, abbiano in tutto rinnegato il pensiero di Nanak Dev, così come non penso i cristiani abbiano rinnegato Gesù e i confuciani Confucio. Semplicemente, come tutti gli uomini, hanno dovuto adattarsi alle diverse circostanze e, sempre come tutti gli uomini, non sono riusciti a non cadere in contraddizione. 
Resta il fatto che anche Nanak Dev è stato il maestro visionario di una fede apofatica, ben al di là di una semplice appartenenza confessionale, che sia l'Islam, l'induismo, il sikhismo o quant'altro.

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