sabato 22 gennaio 2022

La pratica della meditazione (2) alcuni errori da evitare


 


Tutti cadiamo in alcuni errori di approccio alla meditazione. Eccone alcuni dei principali:

  •  Per esempio, specie se si parla di yoga o tai chi, molti credono che siano solo una forma di ginnastica per restare in forma. In tal caso, con tutti gli sport che ci sono, sarebbe quasi superfluo meditare.
  • Altri si aspettano di aver trovato una sorta di "abracadabra" che fa sparire i problemi. In realtà, i problemi non spariscono, ma, meditando, si può cambiare il nostro modo di vederli e, magari, riuscire a risolverli.
  • Altri ancora vanno in cerca del miracoloso, di sensazioni o visioni entusiasmanti. I maestri, invece, insegnano che, raggiunto un certo grado di ascesi, si può sì avere la percezione di luci, colori, immagini o persino odori fuori dall'ordinario, però non bisogna soffermarsi su queste esperienze, altrimenti si finirebbe col perdere la concentrazione necessaria al proprio percorso.
  • Specie quando si è all'inizio (anche io ci sono passato), si tende a passare da un percorso all'altro: magari prima lo yoga, poi lo zen, poi ancora il sufismo o l'esicasmo, ecc. In pratica siamo come un telespettatore che fa zapping senza vedere nessun programma per intero. Una volta trovato il proprio percorso, bisogna restargli fedele, come quando ci si sposa o si va a convivere con la persona amata, non la si abbandona da un giorno all'altro per una più bella.
  • A volte ci si lascia prendere da una specie di "narcisismo spirituale", per cui si pensa di essere già dei santi, degli illuminati, quando stiamo ancora muovendo i primi passi. Peggio ancora, si concepisce la mistica come qualcosa di staccato dalla morale: "basta che io mi senta bene dentro di me, non importa ciò che faccio agli altri" ci si ripete. Al contrario, i maestri spirituali ci insegnano che il primo passo verso la crescita interiori, precedente a qualunque pratica, sta nel condurre una vita retta.
  • Inoltre, si può ridurre il percorso mistico ad una semplice conoscenza intellettuale. Anche questo è un errore, in cui io cado spesso. Swami Vivekananda, lo yogi indiano, spiegava esiste una differenza tra lo studioso e il mistico: il primo entra in un frutteto e comincia a contarne quanti rami ha ogni albero, e quante foglie o frutti ci sono su ogni ramo. Il mistico, invece, è colui che raccoglie i frutti e li mangia. Lo studioso ha solo una conoscenza indiretta della cose, il mistico le sperimenta su sé stesso, cercando di "gustare" letteralmente il sapore del Divino.
  • Si pensa che la pace interiore o qualsiasi altro traguardo dipenda esclusivamente dalla nostra volontà. In pratica ci si fa violenza da soli per abolire tutti i pensieri, i sentimenti, gli impulsi che potrebbero sviarci, eppure si resta sempre frustrati, perché la meta non arriva. Invece, la percezione del Divino è un dono, non la si può costruire. La meditazione serve più che altro a prepararci ad accoglierla. Fintanto che non arriva, bisogna restare in attesa con pazienza e perseveranza
  • L'errore più insidioso di tutti: affidarsi ad un falso maestro. Molti oggi si presentano come yogi, sufi, padri spirituali, insegnanti di meditazione o simili senza esserlo veramente. Non sempre è facile riconoscerli e, purtroppo, il rapporto che si instaura con un maestro è simile ad una relazione affettiva: persino se si rivela fallimentare, è difficile staccarsene. Pensate ad un donna che ha un marito ubriacone e manesco, magari è talmente innamorata di lui che, non solo non lo lascia, ma fabbrica con sé e gli altri ogni menzogna possibile per giustificarlo. Forse una prima distinzione è che un vero maestro non pretende ricompense né economiche, né di altro tipo, come Socrate che donava gratis i suoi insegnamenti e criticava gli altri filosofi, i quali, invece, chiedevano un pagamento ai discepoli. Un'ulteriore cernita sta nel fatto che un buon maestro non cerca di tenere legati a sé gli allievi: qualora uno di questi voglia lasciarlo, non lo costringe a restare. Inoltre i veri mistici hanno grande umiltà, non si vantano dei propri meriti, non si autoincensano e, soprattutto, non cercano di imporre le proprie decisioni o le proprie idee con la forza.
Un ultimo appunto, forse più importante degli altri. Se soffrite di disturbi fisici e/o psicologici, prima di darvi alla meditazione, consultate un medico o uno psichiatra, altrimenti non solo rischiate di non avere nessun beneficio, ma di farvi ulteriormente del male. La meditazione è aperta a tutti, però richiede salute fisica e mentale per poterla praticare correttamente.

lunedì 10 gennaio 2022

La pratica della meditazione (1)

 Dopo tante discussioni teoriche sulle religioni, volevo passare a parlare di quello che, secondo me, è il fulcro dell'esperienza religiosa, ossia la meditazione. Lo faccio a partire da alcuni video postati su YouTube da Axel Bayer, monaco benedettino della Congregazione Camaldolese, nonché insegnante di yoga.

Nel primo video Bayer prende in esame le due grande metodologie della meditazione: Vipassana, ossia allargare la propria attenzione a tutta la realtà circostante, e Dhyana, concentrarla su un unico oggetto, che sia un'immagine, una parola, un testo scritto, una parte del corpo o altro. In questa seconda categoria il monaco fa rientrare lo yoga, l'esicasmo ortodosso, il dhikr musulmano e persino alcune pratiche del cattolicesimo, quali il rosario e la lectio divina (la lettura meditata delle Sacre Scritture).

Nel secondo Bayer passa a mettere in confronto alcuni testi che trattano della meditazione: il primo è lo Yoga Sutra, uno scritto indiano attribuito al saggio Patanjali, gli altri sono principalmente di mistici cristiani: si va da Evagrio Pontico a Giovanni Climaco, da Giovanni della Croce all'ignoto autore medievale de La Nube della Non-Conoscenza fino a Tommaso d'Aquino che, in genere, non è  classificato come un mistico, ma come un teologo "razionale".  

Innanzitutto, ci si trova davanti ad una differenza di termini: mentre in India tutti i maestri spirituali si sono adattati alla terminologia usata da Patanjali, nel cristianesimo ogni maestro ha adoperato parole diverse per descrivere la sua esperienze. Per esempio, se il traguardo dello yoga è lo stato di vicinanza al Divino, chiamato Samadi, nella tradizioni cristiana alcuni parlano di preghiera pura, altri di contemplazione, altri ancora di Hesychia (in greco silenzio, quiete) o addirittura di Theosis (deificazione, divinizzazione).

 Se passassimo ad esaminare anche la mistica islamica, ebraica, buddista, shintoista o taoista troveremmo tantissimi altri termini diversi, ma tutto questo non deve spaventare: come ripeto sempre, se ci fermiamo all'aspetto concettuale delle religioni, le troveremo sempre inconciliabili, invece se passiamo a quello pratico e, per così dire, apofatico (ossia che trascende i concetti), troveremo comunanze sorprendenti. Seppure scaliamo montagne diverse, il cielo sopra noi tutti resta lo stesso.





Christian Universalism - a profession of faith (English version)

All the following sentences are not dogmas or revelated Thruths, but only my personal opinions. God is neither male, nor female, but He/She ...