René Guénon |
Olivier Clément |
Anch'io, come molti altri, quando ho iniziato ad interessarmi di spiritualità, sono venuto a contatto con il pensiero di René Guénon (1886-1951), filosofo metafisico francese. Secondo quest'ultimo dietro a tutte le grandi correnti spirituali che hanno attraversato la storia umana si nasconde un'unica grande verità esoterica, la "tradizione primordiale", di cui le diverse religioni sono solo la versione "essoterica" per il volgo. Si tratta di una teoria affascinante, ma che non ha alcun fondamento storico: è frutto casomai di un certo occultismo ottocentesco. Per esempio Madame Blavatski e la Società Teosofica da lei fondata (odiatissima da Guénon che la considerava una pseudo-religione), più o meno, sostenevano le stesse cose. Certo, può essere valido come mito, e i miti sono sempre "veri", ma la loro verità è di un livello differente rispetto a quella della vita di tutti i giorni.
Va detto comunque che Guénon possiede il merito personale di aver cercato di mettere in pratica le sue teorie: voleva seguire una religione tradizionale e si fece musulmano, cambiando nome in Abd al-Wahid Yahya e trasferendosi in Nord Africa; voleva ricevere un rito di iniziazione, lo trovò aderendo ad una confraternita Sufi. D'altro lato, Guénon non accettava quell'insieme di cose che noi chiamiamo genericamente "modernità" (scienza, psicanalisi, socialismo, femminismo, eccetera). Per lui solo la tradizione è buona, più ci si allontana da essa, più si decade. Forse non è un caso se certi suoi seguaci, come l'italiano Julius Evola e il rumeno Mircea Eliade, in seguito, aderirono al fascismo.
Penso di aver trovato solo in seguito un maestro più aperto alla modernità in un altro pensatore francese, il teologo e storico Olivier Clément (1921 - 2009). Anche Clément era un ricercatore spirituale che ha voluto aderire ad una grande tradizione religiosa (nel suo caso la Chiesa Cristiana Ortodossa), ma allo stesso tempo non si è mai opposto in blocco alla modernità: sulla scia di quello che considerva il suo maestro, il filosofo russo Nikolaj Berdjaev, diceva che bisognava integrare i tre "maestri del sospetto", cioè Marx, Freud e Nietsche, in un cristianesimo rinnovato. Per lo meno ciò che c'è di positivo nel loro pensiero, lasciando a parte certi eccessi che ci porterebbero, per esempio, portare a rinnegare la spiritualità.
Sempre Clément insegnava che non bisogna cercare un nucleo comune a tutte le religioni e filosofie in qualche conoscenza segreta. Anzi, se noi analizziamo la dottrina delle varie fede, ci accorgiamo che, laddove ci sono somiglianze, ci sono anche molte differenze: cristiani, ebrei, musulmani e Sikh credono in un Dio unico, mentre indù e shintoisti giapponesi in tante Divinità. Addirittura buddisti e confuciani ritengono che la fede in uno o più Dei non sia indispensabile per il cammino interiore. Forse, però, la vera differenza è che per alcuni il Divino è una persona (soprattutto il cristianesimo predica un Dio incarnato), per altri un'entità impersonale (in questo i Sikh si differenziano dagli altri monoteisti e si avvicinano invece a indù e buddisti). In compenso, per usare le parole dell'autore che stiamo trattando, "Vi sono gesti e atmosfere religiose che sono un po' ovunque gli stessi. I monasteri del Monte Athos, per la loro architettura, somigliano a quelli del Tibet, il ritualismo russo a quello dell'India; l'incenso, le campane, le luci si diffondono, si spargono, si rispondono e si ritrovano dal Messico a Bali. A Lourdes si trova la grotta delle religioni arcaiche e gli indù esiliati in Francia vi si recano volentieri".
Per il teologo francese dobbiamo cercare "non al di sopra delle diverse religioni, una sorta di unità trascendente degli esoterismi, ma piuttosto al di sotto, quasi uno zoccolo comune. Al primo posto sta l'ascesi, soprattutto monastica. Simili sono i metodi per liberarsi dalle passioni, per chiarire i pensieri, per strutturare la memoria della morte e del divino, per ottenere il sopimento dei sensi e il risveglio del cuore, per giungere ad una conoscenza diversa, inseparabile da una vibrazione di tutto l'essere nel tentativo di unificarlo". Esistono veramente comunità esoteriche riservate a pochi iniziati, come nel sufismo islamico e nella Qabbalah ebraica, ma in genere il vero problema dei mistici non è il dover mantenere la segretezza, bensì il fatto che le loro esperienze sono difficili da comunicare ad altri. Se si leggono i loro scritti, si trovano spesso termini opposti associati insieme, addirittura identificati fra loro, ad esempio "luce/oscurità", "gioia/dolore", "tutto/nulla". Questa è la via apofatica, non concettuale, che i monaci e i mistici di tutte le religioni e filosofie cerano di percorrere.
NB tutte le frasi di Clément sono prese dall'intervista rilasciata a Jean-Claude Noyer e pubblicata nel volume Memorie di Speranza, edito da Jaca Book.